Parole d’altro genere | 42 voci femminili per cambiare prospettiva

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Redazione BookToBook
13 Mar 2023

Uscito il 7 marzo 2023, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, Parole d’altro genere, curato da Vera Gheno, sociolinguista specializzata in comunicazione digitale, è un vero e proprio dizionario invisibile che attraversa epoche, continenti e generi (non solo letterari), e ci fa scoprire come le donne hanno contribuito a trasformare il modo in cui pensiamo, e si sono guadagnate sul campo il loro posto tra i classici.

Gheno, che ha collaborato per vent’anni con l’Accademia della Crusca, insegna all’Università di Firenze ed è autrice di saggi e articoli scientifici e divulgativi, ha raccolto in questa antologia ben 42 voci femminili, 42 parole usate (a volte erroneamente nella nostra società androcentrica) che vengono analizzate in chiave contemporanea.

Le mille e una voce prima e dopo l’8 marzo

In questo pezzo, Vera Gheno ci racconta com’è nato Parole d’altro genere e perché è così importante introdurre nelle antologie scolastiche i brani di donne che nella storia hanno fatto sentire la loro voce da Saffo a Chiara d’Assisi, passando per Mary Shelley, Jane Austen, George Eliot, Ada Negri, per arrivare a Carolina Invernizio, Zhang Ailing, Giovanna Cristina Vivinetto.

Come nasce Parole d’altro genere

Quel maledetto foglio bianco. Il cursore che lampeggia in alto a sinistra sulla schermata intonsa del programma di videoscrittura. La paura, le budella che si torcono. Il calcolo mentale: riuscirò a restituire l’anticipo versato dalla casa editrice? Che clausole c’erano, nel caso di inadempienza da parte mia? Che cosa avrò mai da scrivere, per riempire quelle circa trecentomila battute?

Tutte le sante volte, anche al tredicesimo libro, si ripete la stessa scena. Rosa dal dubbio di non avere nulla da dire, fisso quel cursore che lampeggia beffardo e penso: stavolta l’ho fatta grossa. Stavolta le ho finite per davvero, le parole. Stavolta nessun miracolo riuscirà a salvarmi.

 

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Certo, riflettevo circa sei mesi fa, l’idea è buona: la mia editrix l’ha pensata bene. Un percorso nella letteratura scritta da donne, dagli albori a oggi. Le autrici che voglio io, i brani che piacciono a me; e per ognuno di questi, la possibilità di scrivere una piccola pagina introduttiva, magari centrata su una parola chiave. Va beh, proviamo, dai, ho pensato, ancora con poca convinzione.

Poi, ho iniziato a scrivere. Per la tredicesima volta. E per la tredicesima volta ho trovato le cose da dire.

Così è nato Parole d’altro genere. Come le scrittrici hanno cambiato il mondo, che quando ancora non era ancora uscito, si è beccato qualche commento di “sessismo al contrario” (cosa che mi fa sorridere molto, lo ammetto). Chissà che commenti attirerà quando sarà letto! Scherzi a parte, questo libro ha una genesi particolare: ci ho preso gusto a lavorarci mentre lo scrivevo. Come ho descritto, ero partita titubante, piena di dubbi, anche un po’ annoiata all’idea di fare una cosa che normalmente non faccio, ossia incastonare dei pensieri miei in mezzo a parole altrui. Mi chiedevo, infatti, se sarebbe stato possibile instaurare un dialogo, se mi sarei ritrovata nelle parole scritte da donne nel corso di tanti secoli (casomai ci fossero dubbi su questa costruzione, si tratta di un’interrogativa indiretta: sì, uno di quei casi nei quali se sarei è corretto).

42 scrittrici, un numero omaggio a Douglas Adams

Avevo poche certezze: una era il numero di scrittrici che volevo inserire nel mio libro, cioè 42. Questo è, in maniera esplicita, un omaggio alla Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams, nel quale un supercomputer, dopo un calcolo complicatissimo durato migliaia di anni, produce il numero 42 come “risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto”. È un riferimento alla mia anima nerd e geek di ragazzina amante dei computer, non potendo riempire il percorso di brani di fantascienza, che rimane, a oggi, il mio genere d’elezione.

Avendo deciso il numero di brani, assieme a Caterina Campanini, la mia editrix, e Gianluca Herold, il mio “palombaro” nel catalogo BUR (ma non solo), abbiamo iniziato a cercare le donne giuste (per me, per quello che avrei voluto dire). Un denominatore comune molto lasco è stato quello di cercare dei brani che avessero in qualche modo a che fare con la condizione femminile, ma mi sono resa conto, con il passare dei giorni, che mi interessavano anche testi che potessero contribuire a mostrare quanto non esista un canone letterario femminile, perché le donne, esattamente come qualunque altro genere, sono in grado di scrivere di qualsiasi argomento. In alcuni casi, siamo partiti dalle autrici (“Voglio che XY sia presente nella mia selezione!”); in altri, dalla parola (“Mi servirebbe un brano che parla di suffragio femminile”); in altri ancora, dall’opera (“Sono sicura che in Via col vento c’è qualcosa che può servirmi!). Così, brano dopo brano, biografia dopo biografia, abbiamo costruito il nerbo di Parole d’altro genere. E ho imparato tanto: su queste autrici, sulla loro scrittura, ma anche su me stessa, sul senso del mio femminismo e delle rivendicazioni che hanno contato nel corso dei secoli, su diritti che oggi magari diamo per scontate, ma in realtà non lo sono affatto.

Emilie Pine ha qualcosa da dire a tutte le donne, e non solo

Non solo parole, ma consigli di lettura

Fino a tempi recenti, ma spesso ancora nel presente, la donna è stata considerata secondaria rispetto all’uomo, al maschio, tanto da pensare che non potesse generare sapere.  Questa convinzione ha un nome: ingiustizia epistemica. Di conseguenza, per secoli e secoli è stato considerato normale non farla studiare o, addirittura, impedire che studiasse. Tanto, era tempo sprecato, no? A che serviva spendere tempo e denaro per istruire una donna, il cui destino biologico è quello di moglie e madre, senza altre possibilità? Le autrici che ho raccolto hanno tutte, in un modo o nell’altro, sfidato questo assunto sociale: chi scrivendo nonostante tutto, magari sotto pseudonimo maschile, chi chiudendosi in convento per sfuggire a un matrimonio combinato (almeno, lì dentro poteva dedicarsi allo studio), chi studiando grazie alla lungimiranza degli uomini attorno a lei (spesso padri, talvolta mariti), chi scappando per studiare; chi prostituendosi per poter vivere un’esistenza più agiata (e poter così studiare e scrivere); chi, tragicamente, uccidendosi pur di sfuggire al giogo patriarcale.

Attraverso la vita e le opere delle “mie” donne, ho capito molto di più di me e del mio femminismo, come scrivevo poc’anzi, ma anche della rabbia feroce che provo quando incontro persone che negano l’esistenza del patriarcato nel presente o, addirittura, nel passato. Per quanto mi riguarda, le mie quarantadue autrici testimoniano, quasi senza eccezione, non solo dell’esistenza di una visione patriarcale della società perpetuata per centinaia e centinaia di anni, ma anche di quanto sia insidiosamente facile dimenticarsene.

E proprio nell’ottica di continuare il dialogo intessuto con le scrittrici che ho inserito nella raccolta, per ogni brano, e per ogni mia parola (gelosia, puttana, suffragetta, corpo, sesso, matrimonio, aborto, felicità, scienziata), un consiglio di lettura: sono quasi tutti saggi, quasi tutti di autrici, quasi tutti del presente, che cercano di creare un ponte tra il contenuto letterario e le lotte, discussioni, rivendicazioni che caratterizzano oggi la nostra società (o meglio, la parte della società in cui mi riconosco: femminista, progressista, intersezionale). Quindi, oltre a Saffo, a Chiara d’Assisi, alla Marchesa Colombi, a Louisa May Alcott, a Margaret Mitchell, a Matilde Serao, a Flora Nwapa e le altre, incontrerete anche Beatrice Cristalli, Daniela Brogi, Giulia Blasi, Liv Ferracchiati, Rebecca Solnit… quarantadue voci per approfondire, scoprire, cambiare prospettiva.

Per approfondire