Celebrare la Divina Commedia di Dante a 700 anni dalla sua scomparsa

Scritto da:
Redazione BookToBook
28 Mar 2021

Lo conosciamo tutti quell’ultimo verso dell’Inferno, che oggi più di ieri ci commuove, nell’esprimere con quell’afflato, «… e quindi uscimmo a riveder le stelle», un auspicio declinato al presente, un desiderio condiviso ai quattro angoli del mondo, un augurio universale in questo interminabile e tragico anno pandemico in cui pure la certezza del cielo vacilla. Chi di noi non vorrebbe uscire a riveder le stelle col cuore colmo di speranza? Dante pose il verso in chiusura della prima cantica della Divina Commedia, nella vertiginosa discesa agli Inferi metafora inscalfibile della condizione dell’uomo, destinato a smarrirsi tra errori e angosce prima di poter tornare “a riveder le stelle”.

Mai parole furono tanto citate in rete e sui giornali quanto ora che sono al via ufficiale le celebrazioni per i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri. Ed è giusto che così sia, se è vero che le grandi opere dell’umanità non muoiono mai e che certi anniversari val la pena festeggiare.

Divina commedia

ACQUISTA IL LIBRO

Acquista su Mondadori StoreAcquista su AmazonAcquista su IBSAcquista su FeltrinelliAcquista su Rizzoli

Cosa succede nel giorno di Dante

Il Dantedì, istituito nel 2020 dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro della Cultura Dario Franceschini, si festeggia il 25 marzo, data a cui gli studiosi fanno risalire l’inizio del viaggio nell’aldilà compiuto dal sommo poeta nella Divina Commedia.  Per questa seconda edizione, il grande evento fra i tanti attesi è senz’altro la diretta dal Quirinale trasmessa giovedì sera su Rai Uno, quando Roberto Benigni, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del presidente del Consiglio Mario Draghi, leggerà un canto della Divina Commedia.

Il nostro augurio è allora che il Dantedì sia una giornata ideale, simbolica, per sentirci più vicini nonostante l’isolamento, meno soli nonostante la paura, più forti grazie al potere delle parole e dei libri, dell’ingegno e della cultura, della nostra storia d’Italia. Nato nel 1265 a Firenze e morto a Ravenna nel 1321, Dante è considerato il padre della letteratura italiana. Ebbe una vita intensa e travagliata, conobbe le sofferenze dell’esilio ma seppe creare quella che è unanimemente ritenuta uno dei capolavori della letteratura mondiale.

Un’opera senza tempo, che alimenta l’identità nazionale e che fa parte della nostra vita più di quanto si possa immaginare. Pensiamo per esempio alle espressioni di uso quotidiano del nostro parlato che sono arrivate a noi proprio dal sommo poeta: «Fa tremar le vene e i polsi», «senza infamia e senza lode», «stai fresco», «il Bel Paese» e via discorrendo.

Ci sono persone che hanno dedicato la propria vita allo studio dell’opera di Dante

Tra queste, Bianca Garavelli, scrittrice e saggista che, dopo aver studiato Dante con Maria Corti all’Università di Pavia, da anni tiene conferenze e reading per avvicinare il pubblico all’opera e alla figura di Dante. Tra i suoi ultimi lavori, il thriller Le terzine perdute di Dante e, soprattutto, la curatela di saggi dedicati all’opera di Dante, tra i quali la magnifica Divina Commedia illustrata della collana dei Classici BUR Deluxe, che interpreta in chiave moderna le grandi opere del passato. Tra i tanti suoi volumi preziosi ma pur sempre a un prezzo accessibile a tutti, com’è nella storia e nella tradizione della Biblioteca Universale Rizzoli, non poteva mancare la Divina Commedia in un’edizione illustrata da tre superbi artisti del nostro tempo, che sprigionano la potenza incantatrice di un’opera tanto visiva e immaginifica.

Inferno

ACQUISTA IL LIBRO

Acquista su Mondadori StoreAcquista su AmazonAcquista su IBSAcquista su FeltrinelliAcquista su Rizzoli

«Provate a immaginare un uomo, solo, in un punto della notte appena prima dell’alba, quando il cielo è ancora buio», è l’invito di Bianca Garavelli lanciato ai lettori dalle prime righe dell’introduzione all’Inferno. «Immaginatelo disorientato, spaventato, vulnerabile a qualunque pericolo. Dietro di lui, una foresta cupa e impenetrabile, da cui è appena uscito, ancora sembra minacciarlo, estendendosi con l’ombra del suo intrico fitto di rami. Trafelato, ansante, l’uomo scorge una collina davanti a sé: ha la possibilità di salirvi, e già sente che, una volta arrivato alla cima, la luce dell’alba lo potrà raggiungere più in fretta. Quindi, comincia a salire. Ma l’ascesa è faticosa, molto più del previsto. L’uomo ha paura di non farcela. Quando, a peggiorare la situazione, davanti a lui appaiono tre belve dall’aria minacciosa, una più temibile dell’altra. E l’uomo cede, precipita di nuovo giù. Sennonché, a salvarlo dalla rovinosa caduta, appare un’ombra, uomo o fantasma non è chiaro, che con voce pacata e autorevole gli si rivolge offrendogli il suo aiuto…

Una storia come questa, con tutti i colpi di scena che contiene, sarebbe in grado di catturare l’attenzione dei lettori più distratti. Potrebbe essere la scena iniziale di un film horror. O di un romanzo di tensione, con misteri, delitti e inseguimenti.»

 

E difatti sono inquiete e allucinate, in continuo movimento tra l’oscurità e le fiamme, le magnetiche figure create da Lorenzo Mattotti per la prima cantica della Divina Commedia Deluxe. Un grande romanziere per immagini del nostro tempo, Mattotti, autore di fumetti e tra i più acclamati illustratori contemporanei, che ci fa letteralmente sprofondare negli inferi col suo tratto vivido e a tinte forti, impressionante e indimenticabile.

 

«Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura,

ché la diritta via era smarrita.

 

Ah! quanto, a dir qual era, è cosa dura,

questa selva selvaggia e aspra e forte,

che nel pensier rinnova la paura!»

 

Sarà Milton Glaser, celebre artista americano cofondatore della rivista “New York”, ad accompagnarci nel secondo regno dell’Aldilà, lungo gli scenari dipinti del monte del Purgatorio, seconda tappa del viaggio di Dante e Virgilio che, appena usciti dalla prigione dei dannati, si ritrovano su di una spiaggia deserta, sotto un cielo ancora stellato.

Purgatorio

ACQUISTA IL LIBRO

Acquista su Mondadori StoreAcquista su AmazonAcquista su IBSAcquista su FeltrinelliAcquista su Rizzoli

 

«Per correr miglior acqua alza le vele

omai la navicella del mio ingegno,

che lascia dietro a sé mar sì crudele;

 

e canterò di quel secondo regno,

dove l’umano spirito si purga

e di salire al ciel diventa degno.»

 

L’ascesa con Beatrice attraverso i cieli dei beati della terza cantica del Paradiso conserva tuttora un obiettivo dei più nobili: Dante voleva, come spiega ancora Bianca Garavelli, «aiutare i suoi simili a salvarsi l’anima». I lettori «dovevano affrettarsi a cambiare stile di vita, non dovevano indugiare oltre nelle loro colpe e nelle loro debolezze, perché la venuta di Dio era prossima. Il compito morale di Dante era di un’importanza cruciale. Doveva rendere quanto più suggestivi e convincenti i suoi versi, pena l’inefficacia del suo insegnamento». Voleva suscitare il loro stupore e le illustrazioni del terzo volume della Divina Commedia BUR Deluxe adempiono perfettamente al ruolo. Maestro assoluto del fumetto contemporaneo, Moebius, al secolo Jean Giraud, autore di opere rivoluzionarie come Arzach e Il garage ermetico e delle ambientazioni di film cult come Blade Runner, Tron, Dune, Alien e Il Quinto Elemento, ha magistralmente tradotto in tavola l’estasi mistica della cantica, un susseguirsi di figure fantastiche e coreografie immaginifiche a conferma del «forte spirito profetico della Commedia», conclude Bianca Garavelli; «la terza cantica riaccende l’attenzione sul destino dell’umanità, sull’imminenza di un cambiamento epocale».

Paradiso

ACQUISTA IL LIBRO

Acquista su Mondadori StoreAcquista su AmazonAcquista su IBSAcquista su FeltrinelliAcquista su Rizzoli

 

«La gloria di Colui che tutto move

per l’universo penetra e risplende

in una parte più e meno altrove.

 

Nel ciel che più della sua luce prende

fu’ io, e vidi cose che ridire

né sa né può chi di lassù discende»

 

«Il tempo, di norma, rispetta le parole scritte assai più che gli eventi della nostra esistenza», scriveva Emilio Pasquini in Vita di Dante. I giorni e le opere. Professore emerito presso l’Università degli studi di Bologna, dove è stato a lungo docente di Letteratura italiana; presidente della Società dantesca italiana, membro onorario della Dante Society of America, socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei e collaboratore dell’Enciclopedia dantesca, Pasquini è stato fra i maggiori studiosi italiani di Dante.

Nel saggio edito da BUR, Pasquini propose un nuovo viaggio attraverso l’esistenza del poeta, con Dante politico e intellettuale di spicco del suo tempo, ma anche un viaggio attraverso il poema per esplorare luci e ombre di un destino umano e letterario.

Pasquini scrisse che «Dante giunse a immaginarsi protagonista di un viaggio nell’aldilà compiuto in nome e per conto dell’intera umanità», teso a «investigare ciò che sta dietro le contingenze o le apparenze della cronaca, o meglio a cogliere i segreti del cuore umano che la storia non può e non sa rivelare, i momenti decisivi nella vita di un individuo, specie per la sua sorte eterna. Sulla fragilità dell’uomo, con le sue pene e le sue frustrazioni, trionfava il miracolo di una poesia totalmente nuova e rivoluzionaria, nutrita anche di un carisma da profeta.

Mi si passi, insomma, la definizione della Commedia come del più straordinario e irripetibile “romanzo a puntate” che si conosca

Alle volte, conclude Pasquini, «l’utopia può aiutarci nel sopravvivere alle offese del quotidiano».

 

«Quel è ’l geomètra che tutto s’affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,

pensando, quel principio ond’elli indige;

 

tale era io a quella vista nova:
veder volea come si convenne

l’imago al cerchio e come vi s’indova;

 

ma non eran da ciò le proprie penne;

se non che la mia mente fu percossa

da un fulgore in che sua voglia venne.

 

A l’alta fantasia qui mancò possa;

ma già volgeva il mio disio e ’l velle,

sì come rota ch’igualmente è mossa,

l’Amor che move il sole e l’altre stelle.»

 

Harold Bloom, il più influente critico letterario americano del Novecento, autore di saggi caposaldo della cultura mondiale, giunto alla soglia dei novant’anni in Posseduto dalla memoria ci ha guidato per l’ultima volta all’incontro con opere fondamentali, tra cui la Divina Commedia. Voleva ricordarci il loro senso profondo, legato in modo indissolubile all’esperienza di ciascuno di noi. E allora non ci resta che abbracciare, insieme a lui, quella che definì la sua «religione: l’apprezzamento della letteratura alta».

Per approfondire