Il prologo di Brave Ragazze, Cattivo Sangue in anteprima!

Scritto da:
Redazione BookToBook
12 Ott 2022

Brave Ragazze, Cattivo Sangue di Holly Jackson, l’attesissimo sequel di Come uccidono le brave ragazze, uno dei YA più venduti in Italia quest’anno, uscirà il primo novembre 2022 uscirà in Italia

Brave ragazze, cattivo sangue

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In questo nuovo volume Pippa Fitz-Amobi è reduce dalle avventure che l’hanno portata alla risoluzione del cold case della morte di Andie Bell. L’indagine è ora raccontata per filo e per segno in un podcast, che sviscera tutti i particolari dell’indagine. Pippa, segnata dagli eventi dell’anno precedente, afferma a gran voce che dopo la scorsa esperienza ha chiuso con il voler fare la detective. Ma improvvisamente il fratello del suo amico Connor sparisce. La polizia non vuole fare nulla a riguardo, e Pippa si ritrova immersa in una nuova indagine, che mai avrebbe immaginato potesse portare a galla segreti tanto loschi. E questa volta, tutti sono in ascolto. Ma riuscirà a trovarlo prima che sia troppo tardi?

L’imperdibile evento a Milano per Brave ragazze, Cattivo Sangue

Abiti vicino Milano e hai amato Come uccidono le brave ragazze di Holly Jackson? Se sì, non prendere impegni per il 31 ottobre perché ti aspetta un evento imperdibile in anteprima insieme a Valentina Ghetti, Martina Levato e Carmelo Romano in Galleria Rizzoli alle ore 18!

@valentina.ghetti Nel primo commento tutti i dettagli per aiutarci nelle indagini! #booktok ♬ Halloween songs that mix fun and creepy – NRT-Sound

La prima parte dell’evento, “Delitto in libreria”, è già sold out ma mettiti in coda lo stesso perché dalle 19 in poi se hai fatto la fila potrai acquistare in anteprima “Brave ragazze, cattivo sangue” e ricevere alcune sorprese esclusive riservate solo a chi sarà presente in libreria (oltre a chiacchiere spoiler free su Holly Jackson e i suoi romanzi).

@levv97 Vi giuro che il 31 sembrerò davvero Conan… spero 🕵🏻‍♀️📚 #adv #agoodgirlsguidtomrder ♬ Cartoon-like rhythmic jazz – Kohrogi

Dresscode!
Sappiamo molto bene che si tratta della serata di Halloween e, poiché non vogliamo privarti della gioia di un travestimento, ti invitiamo a presentarti mascherat*.

Attenzione, però! C’è un tema da rispettare: indossa i panni del tuo investigatore preferito!

Ecco qui in anteprima il prologo di Brave Ragazze, Cattivo Sangue, per chi non vede l’ora di leggere il romanzo!

Dopo e prima

Pensi di saper riconoscere un assassino.
Che le sue bugie abbiano una trama diversa; un qualche scarto a malapena percepibile. Una voce che si fa più dura, più brusca e irregolare mentre la verità scivola via, sotto margini frastagliati. Lo pensi, no? Tutti pensano che saprebbero riconoscerlo, se ce ne fosse bisogno. Ma Pip no.

“È una tale tragedia quello che successe alla fine.”

Era seduta davanti a lui e lo fissava negli occhi gentili contornati da piccole rughe, mentre il cellulare, sistemato tra loro, registrava ogni suono, ogni sospiro e ogni schiarimento di gola. Aveva creduto a tutto, a ogni parola. Pip passò le dita sul touchpad, riportando indietro il file audio.

“È una tale tragedia quello che successe alla fine.”

Dagli altoparlanti risuonò ancora una volta la voce di Elliot Ward, riempiendo la stanza in penombra. Riempiendole la mente.

Stop. Click. Da capo.

“È una tale tragedia quello che successe alla fine.”

Lo aveva già ascoltato cento volte. Forse perfino mille. E non c’era niente, non tradiva nulla, nessun mutamento mentre scivolava tra menzogne e mezze verità. L’uomo che un tempo aveva considerato quasi un padre. Ma, in fondo, anche Pip aveva mentito, no? E poteva anche raccontarsi che l’aveva fatto per proteggere le persone che amava, ma Elliot non aveva forse accampato lo stesso identico motivo? Pip ignorò quella voce nella testa; la verità era alla luce del sole, per lo più, ed era a questo che si aggrappava.

Proseguì, fino all’altro punto che le faceva accapponare la pelle.

“E pensi che Sal abbia ucciso Andie?” chiese dal passato la voce di Pip.

“… era un ragazzo meraviglioso. Ma considerando le prove non vedo come possa non essere stato lui. Quindi, per quanto sembri sbagliato, mi sa che credo di sì. Non c’è altra spiegazione.”

La porta della camera di Pip si aprì sbattendo verso l’interno.

«Cosa stai facendo?» la interruppe una voce dal presente, una voce che tradiva un sorrisetto perché la persona a cui apparteneva sapeva benissimo cosa lei stesse facendo.

«Mi hai fatto paura, Ravi» disse, infastidita, affrettandosi a spegnere l’audio. Ravi non doveva sentire la voce di Elliot Ward, mai più.

«Te ne stai seduta al buio ad ascoltare quelle cose, e io sarei quello che fa paura?» disse Ravi accendendo la luce, l’alone giallo che si rifletteva sui capelli scuri che gli ricadevano sulla fronte. Fece quell’espressione, quella a cui Pip non poteva resistere, e lei sorrise perché era impossibile non farlo.

Si spinse indietro dalla scrivania con la sedia. «Come sei entrato, comunque?»

«I tuoi e Josh stavano uscendo, con una torta al limone veramente notevole.»

«Oh sì» rispose lei. «I doveri di buon vicinato. C’è una coppia giovane che si è appena trasferita nella casa dei Chen in fondo alla strada. È stata mia madre a concludere la trattativa. I Green… o forse i Brown, non mi ricordo bene.»

Era strano pensare che in quella casa vivesse un’altra famiglia, vite nuove che si rimodellavano per riempire quei vecchi spazi. Il suo amico Zach Chen era sempre vissuto lì, a quattro porte dalla sua, sin da quando Pip si era trasferita in quella casa all’età di cinque anni. Non era un vero addio, però: vedeva comunque Zach ogni giorno a scuola, ma i suoi genitori avevano deciso che non potevano più vivere in quella città, non dopo tutti quei guai. Pip era certa che la considerassero parte importante di tutti quei guai.

«La cena è alle sette e mezza, comunque» disse Ravi, la voce che di colpo incespicava sulle parole. Pip lo osservò: indossava la sua camicia migliore, accuratamente infilata nei pantaloni, e… erano scarpe nuove, quelle? Sentì anche il profumo del suo dopobarba, quando lui fece per raggiungerla, ma poi si fermò, non la baciò sulla fronte né le passò una mano tra i capelli. Invece andò a sedersi sul letto, torturandosi le mani.

«Questo significa che sei in anticipo di due ore» sorrise Pip.

«G-già.» Tossì.

Perché era a disagio? Era San Valentino, il primo da che si conoscevano, e Ravi aveva prenotato un tavolo al The Siren, fuori città. La migliore amica di Pip, Cara, era sicura che quella sera Ravi avrebbe chiesto a Pip di mettersi con lui. Aveva detto che ci avrebbe scommesso dei soldi. Quel pensiero fece agitare qualcosa nello stomaco di Pip, inondandola di calore fino al petto. Ma forse non era quello: San Valentino era anche il giorno del compleanno di Sal. Il fratello maggiore di Ravi avrebbe compiuto ventiquattro anni, se fosse vissuto oltre i diciotto.

«Dove sei arrivata?» chiese Ravi accennando al portatile, dove il programma di editing audio Audacity riempiva lo schermo di puntute linee blu. Tutta la storia era lì, racchiusa in quelle linee. Dall’inizio del progetto fino alla fine; ogni inganno, ogni segreto. Perfino alcuni dei suoi.

«È fatta» disse Pip, abbassando lo sguardo sul nuovo microfono USB attaccato al computer. «Ho finito. Sei episodi. Per la qualità ho dovuto usare un effetto di riduzione del rumore su alcune delle interviste telefoniche, ma è fatta.»

E in una cartellina verde, accanto al microfono, c’erano i moduli di consenso che aveva spedito a tutti. Firmati e riconsegnati, che le accordavano il permesso di pubblicare le interviste sotto forma di podcast. Perfino Elliot Ward ne aveva firmato uno, dalla cella della prigione. Due persone si erano rifiutate: Stanley Forbes, del giornale locale, e, ovviamente, Max Hastings. Ma a Pip non servivano le loro voci per raccontare

la storia: aveva colmato le lacune usando quelle del suo diario di lavoro, ora registrate come monologhi.

«Hai già finito?» chiese Ravi, anche se non poteva esserne davvero sorpreso. La conosceva, forse meglio di chiunque altro.

Erano passate solo un paio di settimane da quando, in piedi nell’aula magna della scuola, aveva raccontato a tutti ciò che era successo veramente. Ma i media ancora non riportavano la storia per come si era svolta: perfino adesso rimanevano aggrappati ai loro punti di vista, perché erano più puliti, più chiari. Eppure il caso Andie Bell era stato tutto fuorché chiaro.

«Se vuoi che una cosa venga fatta per bene devi farla da solo» rispose Pip, lo sguardo che si arrampicava lungo le punte delle clip audio. Non riusciva a decidere se quel momento fosse l’inizio o la fine di qualcosa. Ma sapeva quale delle due preferiva.

«Bene, e ora?» chiese Ravi.

«Esporto i file degli episodi, li carico su SoundCloud seguendo la scaletta, una volta alla settimana, poi copio il feed RSS sulle directory podcast come iTunes o Stitcher. Ma non ho ancora del tutto finito» disse. «Devo registrare l’intro, sulla sigla che ho trovato su Audio Jungle. Ma per farlo occorre un titolo.»

«Ah» replicò Ravi, allungandosi all’indietro, «siamo ancora senza titolo, eh, Lady Fitz-Amobi?»

«Già» rispose lei. «Ho ristretto il campo a tre opzioni.»

«Spara» disse lui.

«No, saresti impietoso.»

«Non è vero» disse Ravi serio, con un sorrisetto.

«Ok.» Abbassò lo sguardo sui suoi appunti. «L’opzione A è: Esame di un fallimento giudiziario. Cos… Ravi, lo vedo che stai ridendo.»

«Era uno sbadiglio, giuro.»

«Be’, allora non ti piacerà nemmeno l’opzione B, perché è Studio di un caso chiuso: Andie Bell… Ravi, smettila!»

«Cos… scusa, non ce la faccio» disse, ridendo fino a farsi venire le lacrime agli occhi. «È solo… tra tutte le tue tante qualità, Pip, c’è una sola cosa che ti manca…»

«Manca?» Si girò sulla sedia per fissarlo. «Mi manca qualcosa?»

«Sì» disse lui, rispondendo a uno sguardo che tentava di essere impassibile. «Brio. Sei quasi completamente priva di brio, Pip.»

«Io non sono priva di brio.»

«Devi attirare la gente, invogliarla. Devi metterci una parola tipo “omicidio” o “morte”.»

«Ma questo è sensazionalismo.»

«Ed è esattamente quello che ci vuole, per fare in modo che le persone ascoltino sul serio» ribatté lui.

«Ma le mie opzioni sono tutte accurate e…»

«Noiose?»

Pip gli lanciò un evidenziatore giallo.

«Ti serve una rima o un’allitterazione. Qualcosa con un po’ di…»

«Brio?» disse lei imitando la sua voce. «Pensane uno tu, allora.»

«Crime Time» rispose lui. «No, oh, Little Kilton… forse Little… Killtown

«Dio, no» replicò Pip.

«Hai ragione.» Ravi si alzò, cominciando a camminare per la stanza. «Il tuo unico punto di forza, in effetti, sei tu. Una diciassettenne che ha risolto un caso che la polizia considerava chiuso da tempo. E tu cosa sei?» La guardò, socchiudendo gli occhi.

«Manchevole, a quanto pare» rispose lei con finta irritazione.

«Una studentessa» rifletté Ravi ad alta voce. «Una ragazza. Un compito. Oh, che ne dici di Io e il mio compito omicida

«Ma dai.»

«Ok…» Si morse il labbro e a Pip si strinse lo stomaco.

«Allora, qualcosa con “omicidio”, “uccidere” o “morte”. E tu sei Pip, una studentessa, una ragazza brava a… oh cazzo » disse di colpo, sbarrando gli occhi. «Ce l’ho!»

«Cosa?» chiese lei.

«Ce l’ho davvero» disse lui, anche troppo soddisfatto di sé.

«Qual è?»

«Come uccidono le brave ragazze

«Noooooo.» Pip scosse la testa. «Non va bene, decisamente troppo tirato per i capelli.»

«Ma cosa dici? È perfetto.»

«Brave ragazze?» ripeté lei, dubbiosa. «Ma così ci si riferisce a Becca, non a me. E tra l’altro compio diciott’anni tra due settimane. Non voglio passare per una bambina.»

«Come uccidono le brave ragazze» disse Ravi con un tono di voce profondo, da trailer cinematografico, tirando su Pip dalla sedia e facendola roteare verso di sé.

«No» ribatté lei.

«Sì» replicò lui, mettendole una mano sul fianco, le dita calde che le risalivano verso le costole.

«Assolutamente no.»

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Recensione di Come uccidono le brave ragazze

Il finale dell’ultimo fenomeno true crime mette i brividi

Benjamin Collis, 28 marzo

Se non avete ancora ascoltato il sesto episodio del podcast Come uccidono le brave ragazze, smettete subito di leggere. Seguono spoiler pesanti.

Certo, molti di noi sapevano già come si sarebbe risolto il mistero, da quando è esploso su tutti i notiziari lo scorso novembre, ma scoprire il colpevole non esaurisce tutta la storia, in questo caso. La vera vicenda dietro a Come uccidono le brave ragazze è il viaggio, a partire dal vago sospetto che un’investigatrice

di diciassette anni avverte nei confronti di un caso chiuso – l’omicidio della teenager Andie Bell, presumibilmente a opera del suo ragazzo Sal Singh – fino alla rete sempre più fitta di oscuri segreti che scopre nella sua cittadina. I sospetti mutevoli, le verità, i colpi di scena.

E i colpi di scena di certo non mancano nell’episodio finale che ci porta alla verità, a partire dalla scioccante rivelazione di Pip che Elliot Ward, padre della sua migliore amica, è l’autore dei messaggi intimidatori che la ragazza ha ricevuto durante l’indagine. Prova irrefutabile del suo coinvolgimento e vero e proprio momento di “perdita dell’innocenza” per Pip. Lei e Ravi Singh – fratello minore di Sal e co-detective nelle indagini – credevano che Andie Bell potesse essere ancora viva e che per tutto quel tempo Elliot l’avesse tenuta prigioniera. Pip ha affrontato Ward da sola e, riascoltando le parole dell’uomo, si dipana l’intera storia.

Una relazione illecita tra insegnante e studentessa, presumibilmente iniziata da Andie. “Se fosse vero” teorizza Pip, “credo che Andie volesse scappare da Little Kilton, specialmente da suo padre che, a quanto sembra, secondo un testimone, era un manipolatore, emotivamente violento. Forse Andie credeva che il signor Ward potesse farle ottenere un posto a Oxford, come Sal, per potersi così allontanare da casa.”

La notte della sua scomparsa, Andie era andata a casa di Elliot Ward. Ne era seguito un litigio. Andie era inciampata, battendo la testa contro la scrivania. Ma mentre Ward correva a prendere la cassetta del pronto soccorso, Andie era sparita nella notte. I giorni seguenti, quando Andie fu ufficialmente dichiarata scomparsa, Elliot Ward entrò nel panico, credendo che la ragazza fosse morta per via della ferita alla testa e che quando, prima o poi, la polizia avesse trovato il suo corpo sarebbero di certo emerse delle prove che avrebbero portato a lui. La sua sola speranza era offrire loro un sospettato più convincente. “Piangeva mentre mi raccontava” dice Pip “di come aveva ucciso Sal Singh.” Ward lo fece sembrare un suicidio e vi posizionò delle prove perché la polizia pensasse che Sal aveva ucciso la sua ragazza e poi si era tolto la vita.

Ma mesi dopo Ward, sconvolto, vide Andie camminare sul ciglio della strada, magra e trasandata. Non era morta dopotutto. Ward non poteva permetterle di tornare a Little Kilton e così la ragazza finì sua prigioniera per cinque anni. Ciononostante, con un colpo di scena degno di un romanzo, la persona rinchiusa nel loft di Ward non era Andie Bell. “Le assomigliava moltissimo” sostiene Pip, “mi ha perfino detto di essere Andie Bell.” Ma in realtà era Isla Jordan, una giovane vulnerabile con un ritardo mentale. Per tutto quel tempo Elliot aveva convinto se stesso – e Isla – che lei fosse davvero Andie Bell.

Tutto ciò lasciava in sospeso la domanda definitiva su cosa fosse successo alla vera Andie Bell. La nostra giovane detective ha battuto la polizia anche su questo. “È stata Becca Bell, la sorella minore di Andie.” Pip ha scoperto che Becca era stata stuprata durante una festa in casa (le chiamano “calamity party”) e che Andie a quelle feste vendeva droghe, compreso il Roipnol che Becca sospettava avesse giocato un ruolo nella violenza subita. Quella notte, mentre Andie era fuori con Ward, è presumibile che Becca avesse trovato in camera della sorella le prove che Max Hastings aveva comprato il Roipnol da Andie e che probabilmente fosse lui ad aver abusato di lei (Max sta per essere processato per diverse accuse di stupro e violenza sessuale). Ma quando Andie tornò, non reagì nel modo in cui Becca aveva sperato: proibì alla sorella di andare alla polizia perché questo l’avrebbe messa nei guai. Cominciarono a litigare, a spingersi, finché Andie non finì sul pavimento, priva di sensi e in preda ai conati di vomito. L’autopsia sul cadavere di Andie Bell – completata lo scorso novembre quando il corpo è stato finalmente ritrovato – ha dimostrato che “l’edema cerebrale riportato dalla ragazza a causa di un colpo alla testa non era stato fatale. Benché, senza alcun dubbio, avesse causato la perdita di coscienza e i conati, Andie Bell morì per asfissia, soffocata dal suo stesso vomito”. Becca era rimasta presumibilmente raggelata guardando Andie morire, troppo sconvolta, troppo arrabbiata per salvare la vita alla sorella. E aveva nascosto il corpo perché aveva paura che nessuno avrebbe creduto che si era trattato di un incidente.

Ed eccoci al finale. “Nessun punto di vista particolare, nessun filtro, solo la triste verità su come è morta Andie Bell, su come Sal sia stato assassinato e fatto passare per omicida e su come tutti ci abbiano creduto.” Nelle sue taglienti conclusioni Pip identifica tutti coloro che considera corresponsabili per le morti di questi due ragazzi, nomi e colpe: Elliot Ward, Max Hastings, Jason Bell (il padre di Andie), Becca Bell, Howard Bowers (lo spacciatore di Andie) e la stessa Andie Bell.

Fin dal primo episodio sei settimane fa, Come uccidono le brave ragazze è volato in testa alla classifica di iTunes e sembra destinato a restarci per un po’: dopo la pubblicazione dell’ultimo episodio ieri sera, gli ascoltatori stanno già chiedendo a gran voce una seconda stagione. Ma in una dichiarazione postata sul proprio sito Pip ha scritto: “Temo che i miei giorni da detective siano finiti e non ci sarà una seconda stagione di CULBR. Questo caso mi ha quasi consumato; l’ho capito solo quando ne sono uscita. È diventata un’ossessione, che ha messo in considerevole pericolo me e chi mi sta vicino. Ma finirò questa storia, registrando aggiornamenti sui processi e sulle condanne di tutte le persone coinvolte. Prometto che resterò qui finché non sarà stata detta l’ultimissima parola”.

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