Okay Boomer: il significato e i meme

Scritto da:
Redazione BookToBook
10 Nov 2020

Cosa significa quell’Okay Boomer che impazza nei meme sui social sotto foto di cagnolini o bebé? Lo si è visto scritto su felpe e cover degli smartphone (vendute a migliaia), sotto i tweet dei politici di tutto il mondo, cantato in tormentoni su Youtube (anche nella versione loop oki doki boomer). Nel suo Rivoluzione Z un manuale emotivo e pratico rivolto ai ragazzi e alle ragazze della Generazione Z, e a chi vuole conoscerli meglio o capirci qualcosa – Giulia Blasi dedica un intero capitolo a questo tema, insieme divertente e cruciale. Ma andiamo con ordine:

I Baby Boomer sono i figli della generazione che ha vissuto la guerra e prendono il nome dall’esplosione di sesso celebrativo alla fine del conflitto.

Chi è invece il boomer? Il boomer è chi ricorda con un sospiro nostalgico i bei vecchi tempi di una gioventù ormai tramontata, chi fa osservazioni generalizzate e senza sostanza sui ragazzi di oggi, chi – peggio ancora – accusa teenager e ventenni di comportamenti insensati o negativi. Un elemento fondamentale del boomer è il sospetto: storce il naso alle novità e vede come possibili trappole le innovazioni.

Quanti anni ha il boomer? Non è questione anagrafica e lo spiega in modo incisivo Giulia Blasi:

BOOMER è chi il BOOMER fa. Boomer non è chi ha compiuto un tot di anni, ma chi non sa mettere a sistema tutti i chilometri che ha percorso. È possibile avere vent’anni ed essere boomer fino al midollo, oppure averne sessanta ed essere attenti, curiosi, aperti al nuovo.

Boomer è ad esempio chi domanda cose come: a che ora lo danno quel film su Netflix? O chi dichiara: noi da giovani le ragazze le trattavamo con rispetto.

Rivoluzione Z

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Okay Boomer: il significato

Il primissimo uso del termine è del 3 settembre del 2015 (il vantaggio di quanto nasce in rete è che non è complesso risalire al suo primo natale), ma è solo con l’uso massiccio dei meme sui social che diventa facile incapparvi, come vittima o come accusatore. Potresti averlo trovato nei commenti a un tuo post (ahi!) o averlo notato ben incorniciato in un meme grafico. Questo è il giudizio che sui social ricevono i  non-giovanili a ogni loro uscita paternalistica o conflittuale. Si tratta di una sorta di pacca sulla spalla, un po’ di divertita accondiscendenza, esattamente come si fa con il vecchio zio matto o con la nonna per darle ragione senza dargliela davvero. “Diventare vecchi è un processo fisiologico inevitabile, e uno degli efetti collaterali della vecchiaia è che ci si aggrappa con furore alla memoria di quando non ti faceva sempre male la schiena e potevi tirare un drittone dopo aver bevuto e comunque essere fresca come una rosa al risveglio. Il mondo cambia, tu non lo capisci più e la reazione istintiva è prendertela con i giovani” spiega Giulia Blasi.

Il mondo cambia, tu non lo capisci più e la reazione istintiva è prendertela con i giovani

Una questione politica

Ma non c’è dietro solo del divertimento, un placido sfottò. Secondo il New York Times l’espressione OK Boomer segna la fine di un’amichevole relazione tra generazioni. Oggi sarebbe guerra aperta e la Generazione Z non ci sta più. Il problema non riguarda solo la rabbia di teenager o ventenni. La giornalista (millennial) Jill Filipovic dedicandosi al tema sostiene che i baby boomer siano in gran parte responsabili dei problemi finanziari, occupazionali e sanitari dei millennial (in compenso ammette che è loro merito l’ingresso massiccio delle donne nel mondo del lavoro).

Tornando al nostro commento sui social, si tratterebbe quindi anche di una reazione politica, perché politico è il paternalismo, che rappresenta ogni lascito privo di valore. Paternalista è lo Stato, è il datore di lavoro e chiunque proponga contentini al posto di prospettive future e piccole concessioni al posto di un presente sicuro.

Boomer è chi pensa che tutte le generazioni successive alla sua gli debbano qualcosa per il lavoro fatto, e anche se si dice nano sulle spalle dei giganti, di base è un nano che spinge i suoi enormi piedoni in faccia a chi ha avuto la disgrazia di nascere dopo di lui. Ma soprattutto, boomer è chi si incazza se gli dai del boomer, o quando ti vede dare del boomer a qualcun altro.

 

Nel 2019 questa espressione è entrata per la prima volta in un Parlamento, quello neozelandese. La giovane parlamentare Chloe Swarbrick sta tenendo un monologo sui cambiamenti climatici quando viene interrotta da un collega anziano:

Swarbrick: Nel 2050 io avrò 56 anni, ma oggi l’età media di questo 52esimo Parlamento è di 49 anni.
Voce dagli spalti: Non è possibile…
Swarbrick: Okay, boomer.

All’interno della famiglia dove si litiga un po’ per tutto, curiosamente questo conflitto sembra invece risolto: generazioni diverse, genitori e figli, si supportano in modo incondizionato e sembrano comprendere i meriti, i pregi e le difficoltà dell’altro. Ma quando si porta lo sguardo oltre il proprio orticello, rivolgendolo verso l’intera società, allora iniziano le recriminazioni, gli sberleffi, le incomprensioni e le reciproche accuse.

LEGENDA DELLE GENERAZIONI: dalla B di boomer alla Z

Boomer: nati tra il 1946 e il 1964.
Generazione X: nati tra il 1965 e il 1980.
Xennials: un’etichetta ulteriore, usata per i nati tra il 1977 e il 1985.
Generazione Y: nati tra il 1981 e il 1995. Sono i famosi millennial e oggi molti di loro vanno per i 40 anni (ndr.)
Generazione Z: nati dopo il 1995. Sono i primi autentici nativi digitali. Detti anche Plurals, iGen o Post Millennials, Centennials o Zoomer.

 

Rivoluzione Z di Giulia Blasi è uno strumento utile in una fase in cui genitori, parenti e insegnanti dovrebbero essere di supporto ponendosi come modelli positivi, e in cui spesso finiscono per criticare e basta, incapaci di calarsi nei panni di ragazzi che sono figli di un tempo nuovo. L’autrice ha dedicato il precedente Manuale per ragazze rivoluzionarie al femminismo inteso come potente ingrediente della felicità.

Per approfondire