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I @papaperscelta si raccontano in un vero e proprio romanzo di famiglia

La famiglia De Florio Tumino è una famiglia come tante altre. Come spiegano Christian e Carlo una sera a cena ai loro piccoli due figli, Julian e Sebastian, «sono tanti i tipi di famiglia, ma tutte le famiglie sono preziose: con mamma e papà, con due papà, con una sola mamma o un solo papà, senza mamma e papà, ma anche senza figli».

Christian De Florio e Carlo Tumino sono i papà di due bambini gemelli eterozigoti nati negli Stati Uniti grazie alla maternità surrogata, e la loro famiglia è diventata famosa quando, alcuni anni fa, i “papà per scelta” Christian e Carlo – noti al grande pubblico con l’account @papaperscelta – hanno cominciato a raccontare la loro esperienza di omogenitorialità in un blog e sui social, raggiungendo oggi una comunità di oltre 200mila follower su Instagram, dove alle riflessioni sui temi che abbracciano ad ampio raggio i diritti civili alternano video e istantanee di vita quotidiana di una famiglia italiana come tante altre, appunto, e che ora è diventata anche la protagonista di un libro, Quattro uomini e una stella, pubblicato nelle scorse settimane da Rizzoli.

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Un vero e proprio romanzo di famiglia che, prendendo le mosse dal racconto dell’infanzia e della giovinezza di Christian e di Carlo, intreccia personaggi e trame, momenti salienti e decisioni importanti, ragione e sentimento lungo il sentiero della crescita e della maturità, dell’accettazione di sé e del superamento della paura di affermare la propria identità; parla di inclusività e di femminismo; descrive che cosa significa, per un omosessuale, il desiderio di paternità in un Paese, l’Italia, che non ha ancora riconosciuto il matrimonio egualitario. Attraverso le due voci narranti di Carlo e Christian e i tanti aneddoti divertenti e toccanti dei due gioiosi gemellini, oggi quattrenni, Quattro uomini e una stella è il racconto di una sanissima e normalissima famiglia italiana immersa nel Ventunesimo secolo e in tutte le contraddizioni della contemporaneità che, alla fin fine, ci coinvolge in una narrazione che ha molto a che fare con l’umano sentire e non soltanto con l’omogenitorialità. Perché sono pagine sull’amore, sulla libertà di esprimere se stessi, sulla felicità conquistata giorno per giorno. Su quanto ci sia di sbagliato in una società che impone ad alcuni e non ad altri di dover chiedere il permesso per essere felice. Una lettura che fa bene a tutti, perché invita a riflettere sul mondo migliore in cui vorremmo vivere e sulle storture fatte di pregiudizi di genere, di etichette sociali e moralistiche, di strumentalizzazioni politiche che ancora vietano, ostacolano, feriscono la piena realizzazione dei diritti civili.

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«A un certo punto ci è venuta voglia di aprire i cassetti della memoria, di andare a ritroso nel tempo e nelle nostre vite per comporre un quadro più completo rispetto alla narrazione che portiamo avanti sui social», ci raccontano al telefono Christian De Florio e Carlo Tumino in questi giorni di maggio in cui si celebra la Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia. «Il libro permetterà a chi ci segue e a chi è interessato alla nostra storia di conoscerci meglio, di capire come e perché oggi siamo le persone che siamo», dice Christian, 46 anni, nato in Romagna, dove tuttora vive la famiglia. «Lo abbiamo scritto per i nostri figli, per lasciare loro l’eredità dei valori in cui crediamo e su cui si regge la nostra famiglia».

Quattro uomini e una stella è la testimonianza diretta di due cittadini italiani che hanno dovuto conquistarsi il diritto di avere una famiglia.  Nel 2017, dopo essersi uniti civilmente, Carlo e Christian hanno deciso di intraprendere il complesso percorso della gestazione per altri negli Stati Uniti. Il libro lo spiega bene, mettendo in luce soprattutto i passaggi forse più delicati, come la scelta della donna candidata a donare gli ovociti e i colloqui con la donna che porterà avanti la gravidanza. Prima di prendere questa decisione affatto semplice, Christian e Carlo hanno studiato, fatto ricerche, contattato diverse agenzie americane di surrogacy, si sono informati su tutte le pratiche e le procedure di carattere legale, assicurativo, medico. Nel libro spiegano:

«La scelta cadde sugli Stati Uniti perché volevamo la certezza che non ci fosse alcuna ombra di sfruttamento delle donne coinvolte nel processo di maternità surrogata. In America, la GPA è regolamentata da leggi in vigore da decenni e le gestanti sono selezionate scrupolosamente: devono vivere in una relazione stabile, dimostrare di avere un reddito e un tenore di vita medio-alto, documentare di essere autosufficienti, superare screening e valutazioni medico-psicologiche, meticolosi test attitudinali e la valutazione di una commissione qualificata di professionisti».

L’incontro con Krista, la belly mommy, la madre surrogata che ha tenuto in grembo Julian e Sebastian per nove mesi, avvenne via Skype, «e fu amore a prima vista», raccontano nel libro i due papà per scelta. Krista era già madre di due bambini, aveva un lavoro stabile e un marito poliziotto. «Organizzammo varie sedute per conoscerci meglio e ogni volta parlavamo per ore di noi, della sua famiglia, dei figli», scrivono Carlo e Christian. «Krista ci spiegò che per lei donare la vita era la più grande ricchezza. Crede che non si dovrebbe negare a nessuno la gioia di avere una famiglia. Lei aveva avuto la grazia di avere due figli forti e sani che le riempivano le giornate di risate e urla, e non avrebbe mai potuto immaginare un’esistenza migliore».

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Il resto è storia, raccontata con leggerezza, con consapevolezza, con limpidezza da De Florio e Tumino nel loro romanzo di famiglia.

«Non abbiamo la presunzione di insegnare agli altri come essere genitori. Quando ci siamo messi a scrivere il libro», tiene a precisare Carlo, 37 anni, nato e cresciuto a Ragusa, una carriera professionale nel campo della comunicazione, «abbiamo capito che il modo migliore per parlare di inclusività e, nello specifico, della maternità surrogata – tema attorno a cui in Italia sopravvive purtroppo una scarsa conoscenza, molte informazioni errate e, soprattutto, una forte strumentalizzazione politica – fosse un libro che potesse sia dare informazioni attraverso la condivisione di un’esperienza vissuta in prima persona, sia divertire le lettrici e i lettori», e difatti il risultato sono pagine di quotidianità, esilaranti e vere, di due genitori alle prese con delizie e furori di due gemelli nel pieno della loro vitalità, tra notti insonni, tensioni e dubbi, stanchezza e preoccupazioni, giochi e gite, nel difficile equilibrio di far andare tutto bene. Così vanno le cose, in ogni famiglia.

«Mentre scrivevamo, pensavamo a tutti quei genitori che vogliono insegnare ai propri figli a vivere e a credere in un mondo più accogliente, anche perché ci capita sovente che ci scrivano per chiederci consigli su come spiegare l’inclusività ai propri figli».

Sono segnali di speranza, rafforzati dalla rete di confronto e di dialogo che De Florio e Tumini sono riusciti a creare sui social. «Circa un terzo delle persone che ci seguono sul web hanno meno di 24 anni, il che è un ottimo segno», osserva Christian, che aggiunge: «Se in Italia la maternità surrogata sconta ancora il prezzo della scarsa informazione e della propaganda di parte, anche le battaglie sui diritti delle donne ne soffrono. Certe posizioni femministe sulla GPA, per esempio, sono quanto più lontano si possa immaginare in tema di difesa della libertà delle donne. E difatti da noi è ancora chiamata “utero in affitto”, con un’accezione assolutamente negativa e spregiativa». Ma il vero femminismo contemporaneo, ci spiegano gli autori di Quattro uomini e una stella, che parla anche di temi come appunto la libertà delle donne o il body shaming, «è quello incarnato da Krista, una venticinquenne dalla consapevolezza straordinaria, conscia della propria capacità generatrice e della possibilità di donare amore e vita agli altri».

«Gli Stati Uniti hanno legiferato vent’anni fa a favore della gestazione per altri, che corrisponde davvero a una libera scelta della donna», fa notare Carlo, in giorni in cui in Italia è stato accolto, in Commissione Giustizia della Camera, il testo base di legge firmato da Giorgia Meloni, che propone di perseguire la maternità surrogata quale “reato universale”. «Il testo è manifestamente anticostituzionale, ma fa riflettere sulla matrice comune da cui originano posizioni come questa: un’involuzione democratica incredibile».

Quattro uomini e una stella «vuole rovesciare la narrazione di quei temi civili e cruciali che fino a oggi sono stati inseriti a forza in contesti politici, etici, religiosi e moralistici, stravolgendone il senso. La nostra è semplicemente la storia di una famiglia arcobaleno come ne esistono tante. Il nostro attivismo non è strillato, ma raccontato. La visibilità che ricerchiamo non è ostentazione, rispecchia soltanto la volontà di far luce su una categoria di cittadini fino a oggi lasciata in un cono d’ombra o, peggio ancora, osteggiata. Il nostro intento è semplicemente quello di facilitare e promuovere una coscienza civile critica, attraverso l’offerta e la discussione di punti di vista e di vita differenti. Per questo motivo ci piacerebbe che il romanzo diventasse una lettura d’estate per gli studenti», confessano gli autori, che da anni vanno nelle scuole italiane a parlare di inclusività e di omogenitorialità così come di temi sensibili quale per esempio il bullismo online. «Spesso e volentieri sono proprio i ragazzi e i rappresentanti di istituto a contattarci e a invitarci nelle loro scuole; avvertono la necessità di ascoltare testimonianze dirette di chi vive in prima persona esperienze come la nostra oppure, essendo per la maggior parte eterosessuali, ci chiedono consigli su come approcciarsi all’altro diverso da loro, su come aiutare quei compagni che stanno magari vivendo con difficoltà la propria identità».

Insomma, avverte Christian, «la nostra non è una gara a chi è più bravo a essere genitore, a creare una famiglia. Nel nostro mondo c’è posto per tutti; il vero problema è chi vuole dimostrare la superiorità di un modello famigliare rispetto a un altro. Cionondimeno, credo che il cambiamento sia già in atto, soprattutto tra i giovani, sebbene nascosto forse dallo scollamento esistente tra la politica e la società, tra i messaggi veicolati dall’agenda elettorale dei partiti e i desideri reali dei cittadini».

Carlo e Christian hanno le spalle larghe, «eravamo consapevoli che una volta rientrati dagli Stati Uniti, dopo la nascita dei nostri figli, ci saremmo ritrovati a vivere in un paese estremamente “mammocentrico”, ancora influenzato da un imprinting fortemente conservatore. Ragion per cui continuiamo a raccontare la nostra quotidianità, la nostra normalità, a chiedere a gran voce perché non possiamo vivere in pace, né più né meno di tutte le altre famiglie. Io sono cresciuto in una famiglia siciliana e tradizionalista», ci racconta Carlo. «Fino a una certa età, credevo di dover chiedere il permesso per esistere, per esprimermi. A un certo punto però ho finalmente capito, ho capito che dovevo parlare ai miei genitori, dovevo spiegare loro, metterli al corrente di chi fossi realmente, in modo da permettere loro di partecipare pienamente alla mia felicità. È il suggerimento che do a tutti quei giovani che hanno paura di essere se stessi, di “uscire dall’armadio”. La felicità è lì, sotto ai nostri occhi ma, come dice sempre Christian, è sepolta da cumuli di pregiudizi».