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Scoprire John Lennon tramite gli intimi scatti di Brian Hamill

Chissà come l’avrebbe suonata oggi, Happy Xmas, quanta speranza avrebbe saputo donare a tutti noi, “vecchi e giovani, deboli e forti, ricchi e poveri, neri e bianchi, gialli e rossi”.

Quando fu assassinato l’8 dicembre 1980, John Lennon aveva appena compiuto quarant’anni. Undici anni prima, nel marzo del 1969, aveva sposato Yoko Ono. Pochi mesi dopo, in una torrida mattinata d’agosto londinese, i Beatles sarebbero stati immortalati in uno scatto fotografico destinato a diventare la copertina più famosa di sempre, Abbey Road, l’album destinato a diventare l’ultimo registrato dai Fab Four.

Intanto, un altro ragazzo con la passione per la musica si stava facendo strada tra la folla. Si chiamava Brian Hamill e aveva al collo non una chitarra bensì una macchina fotografica. Ci mise poco tempo e tanto talento a farsi conoscere ai quattro angoli del mondo, autore di un altro scatto passato alla storia come la locandina più bella di sempre, Manhattan di Woody Allen.

Nella sua lunga carriera, oltre a esser stato fotografo di scena per quasi tutti i film del regista americano, Brian Hamill ha lavorato con mostri sacri del rock e del cinema, con Robert De Niro, con Martin Scorsese sul set di Toro scatenato, con Muhammad Ali, Mick Jagger, Tina Turner e, naturalmente, con John Lennon.

Dream Lovers. John e Yoko a New York negli intimi scatti di Brian Hamill è il libro tributo che Rizzoli Lizard porta in libreria in quest’anno stralunato e spaventato, per ricordare un grande uomo nelle immagini «senza fronzoli né lustrini», avverte subito nella prefazione il regista Barry Levinson, premio Oscar per Rain Man. «Le foto di Brian ci restituiscono una visione schietta e onesta dell’uomo Lennon. Il suo lavoro è trasparente e ritrae la persona più che il personaggio».

John Lennon, le immagini senza tempo nel libro di Brian Hamill

«Non so se ve lo ricordate, perché sembrano passati cent’anni da allora, ma c’è stato un tempo in cui possedere una macchina fotografica non era da tutti», scrive Alec Baldwin nell’introduzione.

«Ricordo quando, durante le riprese di Alice di Woody Allen, ho visto spuntare Brian Hamill, il famoso fotografo di scena di Io e Annie, Manhattan, Toro scatenato, Arturo, Tootsie, Il migliore… l’uomo che con la sua macchina fotografica si era aggirato sui set di almeno sei, o forse otto, dei cento migliori film degli ultimi cinquant’anni. Un vero ragazzo di strada che gronda Dna newyorkese da tutti i pori.»

Dream Lovers raccoglie in 128 pagine le immagini più belle della collaborazione di Hamill con John Lennon e Yoko Ono: dal concerto al Madison Square Garden con la Plastic Ono Band alle loro passeggiate nel Greenwich Village tra l’agosto e l’ottobre del ‘72, fino all’intimità del loro appartamento nel Dakota building a febbraio del ‘75. Ma c’è, appunto, anche quel Dna newyorkese di cui parla Baldwin, quella relazione più intima e sfuggente tra John e New York, che negli scatti di Hamill esplode in tutta la sua bellezza.

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Nell’ottobre del 1972, Lennon aveva appena compiuto trentadue anni e la rivista “Parade”, racconta Hamill, «mi assegnò uno splendido incarico: fotografare John e Yoko a New York», dove vivevano al 105 di Bank Street nel West Village. A quei tempi Hamill aveva alle spalle già sette anni di lavoro come fotoreporter e due come fotografo di scena. «Ero abbastanza sicuro di me», dice. «Mi aspettavo che venisse ad aprire qualche addetto stampa, seguito magari da un piccolo entourage di truccatori e parrucchieri, e uno o due assistenti personali. Invece, alla porta si presentò John Lennon in persona. Zero trucco, zero parrucco, zero addetti stampa, zero assistenti. Niente stronzate. Eravamo solo io, John e Yoko. Pazzesco».

La giornata continuò con una lunga passeggiata per le strade del West Village.

«John si fermava a salutare la gente che incrociava, trattava tutti con rispetto e scambiava battute con il suo spontaneo e affascinante senso dell’umorismo. Lui e Yoko trattavano tutti come loro pari.»

«Scendemmo fino alla fine del molo di Bank Street, mentre la luce del pomeriggio di ottobre si faceva sempre più bella. John disse: “Questo fiume è magico!”. Lo scatto che li ritrae nel loro “posto preferito” è un’immagine di cui vado particolarmente fiero».

[Nella foto, John Lennon e Yoko Ono nell’ottobre 1972 ©2020 ©Brian Hamill]

«Quel 13 ottobre 1972, passando del tempo con John e Yoko, capii che non erano solo marito e moglie: erano l’uno la spalla dell’altra.»

«Purtroppo, in tutti questi anni, Yoko», un’artista già prima di incontrare John Lennon, sottolinea Hamill, «è stata il bersaglio preferito di moltissime cattiverie gratuite. Il motivo? Forse perché aiutò John a liberarsi dalle catene della sua vita infelice con i Beatles? Ma chi di noi non ha mai lasciato un lavoro che riteneva tossico e insoddisfacente?».

Nel 1972, ricorda il musicista e fotografo David Palmer, «sbarcai a Los Angeles per unirmi agli Steely Dan e Brian andò in Irlanda del Nord per documentare il conflitto nordirlandese. Ricordo di aver visto quelle foto senza sapere chi fosse l’autore e rimasi colpito dalla loro profondità. Raccontavano i fatti nel modo in cui le immagini dovrebbero fare: non serviva neanche leggere l’articolo per capire la gravità della situazione. Quando scoprii chi c’era dietro, mi pervase un forte moto d’orgoglio perché capii che entrambi stavamo costruendo qualcosa di importante con il nostro talento».

Dal concerto al Madison Square Garden con la Plastic Ono Band alle loro passeggiate nel Village: le foto più belle di John Lennon

Quando ricevette le bozze di Dream Lovers, David pensò: «Era ora. Noi due siamo più che dei sopravvissuti. Lui ha combattuto contro un cancro molto aggressivo e io, per ora, sono riuscito a non soccombere al triste destino che spetta alla maggior parte degli alcolisti. Siamo ancora qui a creare cose nuove e a vivere le nostre vite».

[Nella foto, John Lennon nel febbraio 1975 ©2020 ©Brian Hamill]
Nel ricordare John Lennon in Dream Lovers, Brian spiega come fu proprio la musica ad aiutarlo a superare «ogni mio inconscio senso di povertà; una povertà con cui i miei genitori immigrati irlandesi facevano i conti da quando vivevamo nelle case popolari», racconta il fotografo. «Sembravamo imprigionati in quel misero angolo di Brooklyn, sempre pieno di tumulti e disordini, spesso violenti, popolato da persone senza un soldo e in cui pochi riuscivano a sperare in una vita migliore. In realtà questa situazione non fu mai un peso per me, finché non arrivai al college a Rochester, NY, e iniziai a capire quanto le mie finanze fossero misere rispetto a tanti miei compagni benestanti».

 

«Accorgermene mi spinse a darmi da fare, molto più di loro, per diventare un buon fotografo. Il modo per uscire da quello stato di povertà l’avrei trovato con l’aiuto delle mie fotografie. Erano il mio passaporto per un mondo più grande di quello che avevo conosciuto fino a quel momento».

 

Una famiglia numerosa quella degli Hamill, ricorda il fratello di Brian, Pete, primo di sette figli, giornalista e scrittore bestseller. «Avevo sei fratelli: quattro di loro con il dono della scrittura e due con quello della grafica. A me toccò il primo, a Brian il secondo. Con la sua macchina fotografica, il mio fratellino è riuscito a catturare gli scatti senza tempo che vedrete in questo libro». Compiuti ottantacinque anni,

 

«come fratello maggiore, ho deciso di fare un discorso ai miei cari. Ho detto loro che secondo me il nostro scopo nella vita è quello di mettere a frutto qualunque dono o talento sia in nostro possesso per lasciare agli altri un mondo migliore di quello in cui siamo nati.»

 

Un mondo migliore che non smise mai di immaginare John Lennon, che Brian Hamill incontrò di nuovo il 25 febbraio del 1975. «Come tre anni prima, venne lui stesso ad aprire la porta». Dal 1973 lui e Yoko vivevano in due appartamenti nel Dakota building, tra la West 72nd Street e Central Park West.

«Salimmo sul tetto. John indossava una giacca di velluto, con appuntata sul bavero sinistro una spilla di diamanti con su scritto “Elvis”. Un dettaglio fantastico da immortalare. Un’icona che indossa la spilla di un’altra icona. Vi rendete conto?»

 

[©2020 ©Brian Hamill]
«I miei ricordi con John Lennon sono tutti qui, in queste fotografie e in questo libro. Non dirò nulla del miserabile che lo uccise», scrive Brian Hamill in Dream Lovers; «non troverete il suo nome nelle pagine del mio libro».

Non lo faremo neppure noi. Quel che faremo sarà augurare a tutti Happy Xmas con le parole di John Lennon: “Un Natale davvero felice e un felice anno nuovo, speriamo sia buono, senza alcuna paura”.