La vita va vissuta, nonostante tutto. La “lezione” di Mélissa Da Costa

Scritto da:
Redazione BookToBook
21 Apr 2022

La vita va vissuta, nonostante tutto. Nonostante la morte di coloro che più amiamo, come succede ad Amande Luzin, trent’anni, ne I quaderni botanici di Madame Lucie; nonostante la perdita della speranza e la certezza di avere poco tempo a disposizione su questa terra, come succede a Émile, 26 anni, malato di una forma di Alzheimer precoce e inesorabile che in Tutto il blu del cielo compie il suo ultimo viaggio senza ritorno.

tutto il blu del cielo

L’autrice dei due romanzi sopra citati è la francese Mélissa Da Costa ed è lei un vero e proprio caso letterario internazionale degli ultimi anni, prova ne sia il successo di critica e di pubblico in continua crescita. In Francia Tutto il blu del cielo è stato tra i dieci libri più venduti nel 2021, con oltre 600mila copie; è appena stato pubblicato in Italia da Rizzoli, che l’anno scorso ci aveva fatto conoscere Mélissa Da Costa portando in libreria I quaderni botanici di Madame Lucie, con il quale la scrittrice ci aveva narrato di Amande, trent’anni, che si rifugia in una vecchia casa nelle campagne francesi dell’Auvergne dove ha deciso di nascondersi, dopo la morte improvvisa del marito e della bambina che portava in grembo.

Amande tiene le imposte chiuse, non si lava, sta in pigiama per giorni, non risponde al telefono, esce solo per comprarsi da mangiare finché, un giorno apparentemente buio e cupo come tutti gli altri, non trova strani appunti su agende e calendari scritti dalla vecchia proprietaria di casa, Madame Lucie che, come un miracolo della natura, le daranno la luce e la forza per rinascere.

L’orto, come il lutto, richiede il suo tempo

Le classifiche dei romanzi più letti, in Francia così come in Italia e in altri Paesi, sulla scia di altri casi letterari mondiali indiscussi e clamorosi tra cui Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin, già da alcuni anni raccontano dell’apprezzamento dei lettori per storie dal sapore familiare e doloroso, per personaggi che ricalcano la normalità delle nostre vite quotidiane ma l’eccezionalità di sentimenti come l’amore quando autentico, per trame puntellate dagli eventi della vita che noi tutti abbiamo vissuto, il miracolo dei nascituri, le cadute aspre e dure lungo il percorso, le riprese attraverso la cura di sé, della natura e dell’ambiente circostante, la morte.

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Come succede quasi sempre, per capire le ragioni di un successo tanto premiato quanto meritato quale è quello rappresentato da Mélissa Da Costa, basta semplicemente leggere i suoi romanzi (tradotti in Italia da Elena Cappellini). I personaggi che disegna e che dota magistralmente di vita propria non si dimenticano tanto facilmente. Sono portatori sani di una riflessione che la scrittrice propone a chi la legge sulle nostre esistenze disorientate, turbate, spiazzate dall’imprevedibilità del destino e dalla complessità dell’esistenza e su ciò che, nonostante tutto, conta davvero, su ciò per cui val davvero la pena soffrire, combattere (combattere anche contro se stessi), tentare, cambiare, sperimentare, vivere.

«Per esempio, adesso mi trovo sulla riva di un magnifico lago di montagna, a 2153 metri di altezza, e mi sento solo al mondo. Ho la pancia piena. Probabilmente farò un riposino non appeno avrò finito di scriverti. Erano anni che non mi sentivo così sereno. Quando ripenso a tutte le ore perse in quel piccolo ufficio a fissare il computer, a rispondere a delle mail prive di senso… Alla fine sono molto contento di essermi ammalato. Senza la malattia, non sarei qui, sul massiccio di Néouvielle. Non avrei mai avuto la forza di lasciare quel lavoro. Laura aveva ragione. Ero passivo. Mi accontentavo della routine. Mi mancava un po’ di coraggio. Ma adesso sono qui, completamente a mio agio. Vivo seguendo i ritmi della natura ed è assurdo pensare che ci siamo persi tutto questo…»

Émile, protagonista di Tutto il blu del cielo, è partito per il suo viaggio senza ritorno lungo i Pirenei a bordo di un camper che ospita anche Joanne, la ragazza col cappello a tesa larga, i sandali dorati ai piedi e lo zaino rosso in spalla che ha risposto all’annuncio:

«Ragazzo di 26 anni, affetto da Alzheimer precoce, desidera parti- re per un ultimo viaggio. Cerca un/una compagno/a d’avventura per condividere quest’ultima esperienza.
Itinerario da definire insieme: Alpi, Alte Alpi, Pirenei? Viaggio in camper con tratti a piedi (zaino e tenda in spalla). Si richiedono condizioni fisiche adeguate.
Partenza: il prima possibile. Durata del viaggio: 2 anni al massimo (in base alle previsioni dei medici). Possibilità di rientro anticipato.
Profilo del/della compagno/a di viaggio:
Non sono richieste competenze mediche particolari: non seguo cure o terapie e sono in pieno possesso delle mie capacità fisiche. Buona tenuta mentale (rischio di avere vuoti di memoria sempre più rilevanti).
Amore per la natura.
Non farsi spaventare da uno stile di vita un po’ spartano.
Voglia di condividere un’avventura umana.»

A proposito del romanzo, Andrea Marcolongo ha scritto su “Tuttolibri”: «Con Tutto il blu del cielo, un racconto di viaggio nella natura e insieme nella coscienza, Mélissa Da Costa regala al lettore un romanzo delicato eppure potente, una riflessione sul senso dell’esistere nella scoperta dell’altro e nella meraviglia di essere semplicemente umani, imperfetti e per questo vivi».

Un’altra scrittrice, Cristina De Stefano, dice di lei dalle pagine di “Elle”: «Non temete, Mélissa Da Costa è troppo intelligente per cercare un facile lieto fine. Farà di meglio, vi sorprenderà. Ma per saperne di più dovrete leggere il suo libro, 600 pagine di poesia».

La storia sì poetica narrata in Tutto il blu del cielo – l’esordio letterario dell’autrice francese, che quando non scrive libri si occupa di comunicazione in ambito energetico e climatico – è, in buona sostanza, quella di una scelta. Una scelta carica di traumi, di dubbi, di incognite. Dopo la diagnosi irrevocabile, dopo il tentativo da parte dei medici, dei genitori, della sorella e dell’amico fraterno di sottoporsi a una cura sperimentale, Émile (la sua ex, Laura, l’ha lasciato tempo addietro) decide di realizzare un sogno coltivato sin da ragazzo ma messo da parte da adulto: un’avventura on the road sui Pirenei (e se pensate di andarci in vacanza quest’estate, è un altro buon motivo per leggere il libro, che vi farà da guida turistica custodendo tra le pagine tappe imperdibili, quanti sono gli scenari naturalistici, i borghi e i paeselli sperduti, i laghi alpini, le valli deserte, i giganti di calcare descritti dalla Da Costa). Émile parte di nascosto, all’insaputa di tutti, con la sofferenza nel cuore per quello che è di fatto un addio per sempre, ma con la consapevolezza che sia l’unico modo per vivere appieno gli ultimi mesi che gli rimangono, senza rimpianti, senza la prospettiva di un letto d’ospedale in cui morire di malattia e di rassegnazione, senza aver provato a essere felice anche solo per poco.

Lo accompagnerà Joanne, ragazza misteriosa che si svelerà piano piano, con la stessa lentezza benefica con cui Émile riscopre la vita proprio ora che la sta perdendo, con quel cappello troppo grande e quel silenzio di poche misurate parole, segno tra i segni di un passato dalle ferite assai profonde e sanguinanti che, però, val la pena rimarginare in qualche modo, seppur impossibili da guarire e da nascondere, come succede in fin dei conti nella vita vera. Il viaggio senza ritorno servirà anche a questo.

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