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L’amore, la cucina vegetale e la sostenibilità con Cibo supersonico

Attorno ai fornelli si narrano storie formidabili e, se credi ancora nell’amore, quella di Francesca e Chiara è una di queste. Gli ingredienti sono: l’amore e la cucina vegetale, che fanno da collante; il rispetto per l’ambiente e per gli animali, ovvero la sostenibilità come scelta di vita e di impegno quotidiano; l’inclusività, contro ogni forma di discriminazione di genere; la cura del corpo, la sessualità, la malattia. Sono tutti raccolti in un libro, Cibo Supersonico. La nostra storia. Le nostre ricette che, naturalmente, non è soltanto un libro di ricette vegane. Le autrici sono Francesca Fariello e Chiara Ratti e in queste pagine a colori illustrate da Martina Dirce Carcano ricordano e raccontano, per ognuna delle 22 ricette proposte, momenti, viaggi, dolori, esperienze e felicità della loro vita insieme, in «un mondo che fa spazio a un amore lesbico, a un corpo non conforme, a prese di coscienza a tutela dell’ambiente e di tutti gli esseri animali non umani».

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La nascita del progetto cibo supersonico

Francesca, plant based chef, e Chiara, manager e responsabile comunicazione, hanno dato vita a un progetto, Cibo supersonico, che dà il titolo al libro ma che è nato tra il 2016 e il 2017 dalla loro storia d’amore, dopo che si sono incontrate, innamorate (e poi sposate nel 2021) e hanno deciso di sperimentare nuove forme di cucina vegetale con i primi eventi a domicilio divenuti poi famosi come i Supperclub, cene tra sconosciuti che all’inizio si svolgevano proprio tra le quattro mura di casa loro. Dove nel settembre del 2021 hanno vissuto un mese “a impatto zero”: hanno staccato il contatore e installato un piccolo pannello solare sul balconcino di casa; hanno utilizzato unicamente trasporti pubblici; non hanno fatto acquisti superflui; hanno acquistato frutta e verdura da un’azienda agricola vicino a casa e hanno messo a dimora 200 alberi in provincia di Brescia, con i fondi raccolti grazie alla fedelissima community social che le segue e a sostegno dell’associazione Piantumazione Selvaggia.

«Mangiare a base vegetale e quanto più possibile a chilometro zero risparmierebbe chili e chili di CO2 emessi pro capite», spiega Chiara nel capitolo dedicato al risparmio, altro tema portato in evidenza dal libro. «Numerosi studi hanno già dimostrato che una dieta vegan produce un decimo delle emissioni rispetto a una dieta carnivora».

Scritto a due voci, nel volume la prima a raccontarsi è Francesca e lo fa in modo deciso, diretto e illuminato, ripercorrendo il percorso di malattia e di cura iniziato il 3 agosto 2016 quando, a soli 28 anni, le venne diagnosticato un cancro al seno.

«Curiosità e senso di accuratezza hanno sempre fatto parte della mia indole, fin da quando ero bambina. In cucina è sempre stato molto facile: studio i processi, li osservo, ne esploro i meccanismi attraverso decine di “perché”, li modifico a mio piacimento. A ogni interrogativo rispondo studiando, leggendo e soprattutto praticando all’infinito. Poi, nel 2016, è arrivato un perché a cui non ho saputo rispondere: “Perché proprio a me?”», una domanda che va dritta al cuore, a interpretare un sentimento comune, umano, vero. «In alcuni casi la risposta la si può trovare nella genetica, ma non nel mio: non avevo alcun pregresso in famiglia, nessuno, neanche parenti lontani che avessero avuto a che fare con questo genere di cose. E allora, mentre ti guardi intorno stupita di come il mondo vada avanti imperturbabile di fronte a quello che è il tuo dramma personale, ti rispondi così, come si è risposta Carlotta Vagnoli nel suo primo saggio dedicato alla violenza di genere: maledetta sfortuna.»

Tuttavia, la sua “sfortuna” ha dato vita al progetto Cibo Supersonico e alla condivisione con questo libro, sui social e tra la comunità Lgbt+ con cui Francesca e Chiara si battono per un mondo inclusivo, affinché «la condivisione delle esperienze porti le persone a sentirsi più unite», perché il cancro, come la sessualità, è ancora un enorme tabù.

«Oggi, alla veneranda età di trentacinque anni», scrive Chiara, «ho capito – anche grazie al lavoro di divulgazione di alcunə attivistə sui social – di ritrovarmi nella definizione di gender fluid. Semplicemente, non mi sento rappresentatə da nessuno dei due generi (uomo o donna). La mia identità non è descritta in modo esatto dal binarismo di genere: sempre solamente e completamente femmina o sempre solamente e completamente maschio.»

Cibo supersonico racconta anche lamore e la malattia

Cibo Supersonico è anche un libro d’amore perché, oltre ad aprire le porte della loro cucina, Francesca e Chiara hanno scelto di raccontare la loro storia fin dagli anni dell’adolescenza, dalla scoperta della propria sessualità e dal disagio vissuto in famiglia e tra i compagni fino alla consapevolezza e alle riflessioni di Chiara in ospedale, quando ancora prima del matrimonio con Francesca, «l’idea di entrare in un ospedale e non avere alcun diritto legale di poter stare al fianco della persona che amavo mi faceva sentire fragile, inutile, “non abbastanza”».


Durante la malattia, quando gli sguardi imbarazzati delle persone evitavano di guardare il vuoto lasciato dall’asportazione del seno sinistro, è capitato spesso a Francesca di sentirsi dire: «“Come è possibile, sei anche vegana…”, come se la mia scelta alimentare (che poi in realtà è diventata una scelta di vita)», racconta in Cibo Supersonico, «fosse l’unica variabile che potesse determinare l’avvento di una malattia. E purtroppo, lo sottoscrivo, non lo è. Esistono tantissimi altri fattori che possono concorrere e uno dei più gettonati, come mi è stato sottolineato più volte anche dai miei ecografisti e dagli oncologi, è l’inquinamento. L’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, il cibo di cui ci nutriamo giocano un ruolo fondamentale per il nostro sistema immunitario: non è difficile capirlo, in fondo, sono tutte cose che inseriamo volenti o nolenti nel nostro corpo, nel nostro organismo».

Tra le ricette proposte e illustrate nel libro ci sono dolci classici come la crème brûlée e i biscotti al limone senza glutine; il pane a lunga lievitazione, la focaccia e i crackers antiossidanti; gli gnocchi allo zafferano e i sofficini “supersonici” con la mozzarella vegana. E poi ricette originali come il puré di sedano rapa al tartufo e i pici all’aglio nero e quelle internazionali come il porridge con granola e frutta, i brownies e i momos tibetani.

Nel libro si parla anche di zuccheri e di dolcificazione naturale perché, come spiega Francesca, dopo la diagnosi di tumore «mi sono trovata ad approfondire ancora di più la mia alimentazione; essere vegana già da tempo non sarebbe stato sufficiente per proteggermi al meglio dall’avanzare della malattia, e tantomeno dagli effetti collaterali delle cure. Leggendo parecchi libri e confrontandomi con vari specialisti, tra cui la dottoressa Silvia Goggi (ormai divenuta una cara amica e con la quale collaboriamo con workshop ed eventi di cucina vegetale), ho capito che la cosa migliore sarebbe stata consumare esclusivamente frutta stagionale come fonte di zuccheri semplici», che nel volume sono elencati e spiegati uno per uno in uno dei capitoli conclusivi. Come suggerisce Chiara, «la realtà è che siamo l’unica specie che si sente superiore alle altre e si è dimenticata che per sopravvivere ha bisogno della Natura».

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Insomma, Chiara e Francesca hanno scritto questo libro «per ritrovare la gentilezza perché, quando tutto finisce, abbiamo la tendenza a dimenticare che non è stato il nostro essere “rocce” ad averci permesso di sopravvivere alla tempesta, ma il nostro essere “fronde”, il sapersi piegare alla forza del vento senza rompersi mai. Essere flessibili, non essere duri. Inchinarsi di fronte alla magnificenza del destino, questo è quello che fanno i pini marittimi, i giunchi, i fiori e le foreste.»