Clint Eastwood racconta Ore 15.17 attacco al treno

Scritto da:
Redazione BookToBook
30 Gen 2018

Che a Clint Eastwood piaccia raccontare storie vere è cosa nota.

Così come è noto che il 5 volte premio Oscar si sia ormai specializzato in storie che raccontano eroi per vocazione o per caso, come dimostrano i recenti American Sniper e Sully.

Quel che forse in pochi sanno è la particolarità che sta dietro al suo ultimo film, Ore 15:17 attacco al treno tratto dall’omonimo romanzo.

Per raccontare la storia vera dello sventato attacco terroristico del 21 agosto 2015 sul treno Thalys diretto a Parigi, Eastwood non si è limitato ad adattare un romanzo ma ha deciso di usare nel cast proprio i protagonisti della vicenda, i tre ragazzi diventati eroi che sventarono l’attacco. Anthony Sadler, Alek Skarlatos e Spencer Stone sono infatti i protagonisti della vicenda reale e hanno accettato di comparire nel film di Eastwood per interpretare loro stessi, scelta che rende il film ancora più interessante.


Ore 15:17 attacco al treno – Un estratto dal primo capitolo del libro


 

Treno Thalys n. 9364

Da qualche parte nel nord della Francia.

Cinquecentocinquantaquattro passeggeri a bordo.

Il treno sfreccia nella campagna a quasi duecentocinquanta chilometri orari mentre Spencer tiene due dita premute sul collo di Mark. Sta cercando di comprimergli la carotide per evitare che muoia dissanguato.

Anthony osserva la scena dall’alto.

Se ci sono urla, lui non le sente. Se il vento sferza i finestrini, non se ne accorge. Il terrorista è sul pavimento, con mani e piedi legati. Mark si lamenta. Per Anthony non sembrano esistere che loro.

C’è sangue ovunque. E tutto intorno regna una quiete irreale. Il suono che segnala l’apertura e la chiusura delle porte del treno è l’unico rumore, un cicalino angosciante e asettico.

Anthony potrebbe anche trovarsi nei corridoi silenziosi di un ospedale. Niente di tutto ciò gli sembra possibile. L’abbiamo fatto davvero?

Il treno continua la sua corsa come se nulla fosse accaduto.

Il movimento è quasi rassicurante. Nessuno sembra spaventato.

Nessuno sembra essere davvero qui. Intorno a Anthony ci sono soltanto gli uomini che hanno preso parte al dramma che si è appena consumato. Non ha nessun altro di cui preoccuparsi.

Sembra aver escluso dal suo cervello qualsiasi altra cosa, persino alcune importanti, come l’ipotesi che il terrorista potrebbe non aver agito da solo, che potrebbero esserci altri attentatori, due o anche di più, nascosti da qualche parte nel convoglio, pronti all’attacco.

Non c’è alcun motivo valido per escludere dei complici.

Anthony però è convinto che il terrorista fosse solo. Al centro della sua attenzione c’è l’uomo legato sul pavimento, ormai incapace di nuocere, e in quel momento non riesce a prendere in considerazione qualcosa che non può vedere. Il suo cervello si è come isolato in una camera di sicurezza, dove lascia entrare solo di tanto in tanto qualche spiraglio di luce.

Alek è tornato. Dov’era finito? Se n’era andato con il fucile d’assalto, ma ora è qui, e sta raccogliendo le munizioni e sistemando le armi in un borsone.

Ma è successo davvero?

Alek ha cercato di uccidere un uomo. Mentre Spencer stringeva un braccio intorno al collo del terrorista, lui gli ha puntato l’arma alla tempia. Se avesse esploso il colpo, dopo aver trapassato il cranio dell’assalitore, il proiet tile avrebbe colpito Spencer. Il fucile, però, si è inceppato. E Anthony non sa perché.

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