Libri sul lutto, rituali di elaborazione e giardinaggio

Scritto da:
Redazione BookToBook
21 Apr 2021

Chi ha perso qualcuno e cerca una comprensione scientifica, o una via d’uscita dal dolore, spesso si rivolge ai libri sul lutto. C’è chi trova un aiuto nel ragionamento di uno specialista e si tuffa in un saggio, chi nelle storie degli altri con un’opera di narrativa.

Sappiamo bene di essere cambiati, per questo i libri sul lutto si aprono come specchi dove cercare la nostra nuova immagine. Abbiamo scelto due libri sul lutto (e sulla felicità) del 2021, un saggio inglese e un romanzo francese.

Conducono entrambi alla stessa forma di elaborazione della perdita: il giardinaggio. Curioso, no? Non è una coincidenza, c’è più di un motivo e proviamo qui a elencarli.

Al lutto serve tempo

La società contemporanea chiede di elaborare il lutto in pochi giorni. Basterebbe leggere in un qualsiasi contratto di lavoro il permesso concesso per la morte di un parente.

Non è sempre stato così, osserva Amande, la protagonista di I quaderni Botanici di Madame Lucie. “C’era un tempo per curare il proprio dolore, per ricordare, per dire addio come si deve. Oggi, la routine deve riprendere appena dopo il funerale: il lavoro, le bollette da pagare… La società non ha più tempo per il lutto”.

Molti si dicono felici di avere le incombenze quotidiane o il lavoro subito ad attenderli per non pensare troppo, ma siamo sicuri che non pensare sia una soluzione? Allontanarsi e prendersi del tempo, quando possibile, potrebbe essere la strada giusta.

I quaderni botanici di Madame Lucie

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“Io non ci riesco. Ho bisogno di tempo” si dice Amande dopo aver perso il marito e la bambina che portava in grembo. E su Internet cerca Affittare casa in aperta campagna. Perché la campagna e non una metropoli?

Al lutto serve un luogo naturale

Il lutto ha bisogno di un habitat naturale, una sorta di tana, piccola o estesa come una prateria. Viviamo gran parte della nostra vita in luoghi funzionali, come uffici e negozi, ai quali non ci leghiamo davvero e dai quali riceviamo solo merci, non sensazioni. Lo spiegala psichiatra Sue Stuart-Smith in Coltivare il giardino della mente:
“Il concetto di luogo nella vita contemporanea si è ridotto sempre di più a uno sfondo e l’eventuale interazione tende a essere di natura transitoria, anziché un rapporto vivo che potrebbe esserci di sostegno”.

Coltivare il giardino della mente

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Il lutto ha bisogno di un rituale

Portare abiti neri, costruire altarini, piantare alberi, svuotare stanze o case ormai vuote, fare pellegrinaggi, costruire omaggi, cucinare ricette-ricordo… Ogni lutto trova i suoi rituali.

“Nel corso dei secoli si è perso il rito del lutto e per le persone le conseguenze si sono rivelate nefaste. Una volta si osservava il lutto per settimane, addirittura mesi”. (da I quaderni botanici di Madame Lucie)

“Possiamo farci aiutare dai rituali e da altre forme di azione simbolica che ci permettono di dare un senso all’esperienza. Ma nel mondo laico e consumista in cui molti di noi vivono oggi, abbiamo messo da parte i rituali tradizionali e i riti di passaggio che potrebbero darci una mano lungo la strada della vita”. (da Coltivare il giardino della mente)

Il lutto e il rito del giardinaggio

Abbiamo detto che il lutto ha bisogno di tempo, di un ambiente naturale e di un rituale. Il giardinaggio risponde a tutti questi requisiti. Non solo: è un modo per sfidare la natura, per manipolarla proprio nel momento in cui ci dice che non possiamo farci nulla. Ecco come lo spiega Sue Stuart-Smith in Coltivare il giardino della mente.

Il dolore non va sempre condiviso:

Gli alberi, l’acqua, i sassi e il cielo sono impermeabili alle emozioni umane, ma non ci respingono. La natura rimane indifferente ai nostri sentimenti e, non essendoci contaminazione, possiamo provare una sorta di consolazione che aiuta ad alleviare la solitudine della perdita

Non possiamo abbandonarci al dolore come fosse un inverno perenne:

“Lavorando un fazzoletto di terreno e prendendoci cura delle piante, abbiamo la scomparsa e il ritorno costantemente sotto gli occhi. I cicli naturali della crescita e della decomposizione possono aiutarci a comprendere e ad accettare che il lutto fa parte della vita”.

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