Walter Veltroni racconta la sua Roma | Storie per ritrovare la mia città

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Redazione BookToBook
17 Giu 2019

Questo è il diario dei giorni che Walter Veltroni ha vissuto da sindaco di Roma, succedendo a Francesco Rutelli che aveva determinato la ripresa della capitale.

È il resoconto dal vivo di quella esperienza di governo, dei giorni fondamentali di una stagione in cui Roma cresceva, in Pil e occupazione, tre volte più del resto del Paese, in cui si diede vita a una politica sociale e di inclusione che comportò idee inedite e mezzi nuovi. In cui si affrontò il tema centrale della “ricucitura” di Roma, mettendo le periferie al primo posto.

Come in tutte le avventure ci sono momenti di gioia e momenti di dolore, esperienze esaltanti ed episodi commoventi: la grande fiaccolata della pace su via dei Fori Imperiali all’indomani dell’attentato alle Torri Gemelle, il crollo della palazzina in via Ventotene in seguito a una fuga di gas, la serata inaugurale del nuovo Auditorium firmato da Renzo Piano, che i romani aspettavano dal 1936, e l’atto di coraggio di un senzatetto che salva cinque ragazze da due rapinatori.

Il programma di Walter Veltroni nasce dalla “consapevolezza che una città cresce solo se lo fa insieme, senza separazioni tra centro e periferie, se è una comunità unita”.

Ed è proprio il senso di comunità che emerge da ogni riga di questo racconto in prima persona.

Insieme all’amore dell’autore per Roma e la sua gente: un amore che non conosce discriminazione di sesso, età, stato sociale e colore della pelle.

Leggi la prefazione di Renzo Piano al nuovo libro di Walter Veltroni

Questo libro è un diario.

E così consiglio di leggerlo, proprio come un diario.

Capitolo per capitolo, uno al giorno.

Questo ho fatto io, e ho riscoperto, già lo sapevo, che un architetto e un sindaco hanno più cose in comune.

Innanzitutto la città: il primo la costruisce, il secondo la amministra.

L’architetto ne pensa gli spazi, ma è il sindaco che li carica di valori.

Tutti e due la edificano.

C’è poi un’altra cosa che li accomuna, ed è l’arte dell’ascolto.

Ascolto dei luoghi, delle persone, anche e soprattutto di chi parla poco e a bassa voce, perché spesso ha più cose da dire.

Non è un’arte facile quella dell’ascolto, così come non lo è quella del dibattito, perché non significa persuadere la gente delle proprie idee, ma capire quelle degli altri.

E capire, a sua volta, non vuol dire ubbidire, ma fare quello che è giusto per realizzare progetti migliori e amministrare bene la città.

Quella dell’ascolto, in questo diario, è un’arte che traspare in ogni pagina.

Infine, uno dei suoi capitoli, quello sull’Auditorium, l’ho vissuto di persona.

Quando sono a Roma ci torno spesso: mi nascondo dietro i pilastri e osservo la gente.

È Roberto Rossellini ad avermi insegnato a guardare gli edifici riflessi negli occhi di chi li guarda.

E credo che così abbia fatto anche Walter Veltroni sindaco: ha guardato la città riflessa negli occhi dei suoi concittadini.

Leggi la prefazione di Gigi Proietti al libro di Walter Veltroni

«Quando c’è la salute c’è tutto» diceva Petrolini e queste pagine che ho letto tutto d’un fiato mi hanno fatto pensarestranamente alla salute. Raccontano di un tempo romano ormai lontano dove in città si viveva un clima straordinario, la voglia di migliorare era maniacale, quasi a voler riparare, dove fosse possibile, gli antichi danni del passato,a gara con il tempo, e far percepire nuovo l’antico eliminando il vecchio. E questa è la salute, che quando c’è non te ne accorgi, non dici: «Toh, c’è la salute». Sembra tutto normale, al punto che a volte te ne lamenti pure: «Si fa troppo poco», e anche questo è normale.

La salute l’apprezzi, come si sa, quando non c’è più. La salute «va curata» giorno per giorno, più della malattia…

ora per ora, come la democrazia… esercizio faticoso ma esaltante.

Finito di leggere mi assalgono le domande: ma poi che è successo? Perché ci siamo ammalati? Tutto si è fermato, ma quando è stato? Sarà possibile ricominciare? E smettere di vivere nell’eterna attesa di quel Godot che arriva sempre dopo la chiusura del sipario o siamo costretti a rassegnarci e col poeta dire: « Passò quel tempo Enea / e del tuo nome or mi rammento appena»? Be’, io c’ero e mi rammento, ma ci voleva questa rinfrescata alla memoria per farci rivivere quasi increduli il pauroso numero di iniziative grandi, piccole, strutturali, culturali, raccontate con frenesia, come se le pagine non bastassero, quel clima serio, a volte preoccupato, ma spesso sorridente (e sorridentenon è poco). Ho suggerito a Walter, a uso di chi volesseintraprendere la carriera di sindaco, un sottotitolo:VADETECUM.

Per approfondire