I sogni non sono in discesa, il nuovo libro di Simone Moro

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Redazione BookToBook
05 Dic 2019

I sogni non sono in discesa è il nuovo libro di Simone Moro: un potentissimo sogno verticale, una vertigine scatenata da una passione assoluta, divorante; quella passione che è la forza propulsiva indispensabile per realizzare grandi imprese, per andare oltre.

Dopo diversi libri dedicati a singoli momenti ed esperienze – dalla tragedia dell’Annapurna alla storica conquista del Nanga Parbat in inverno, alle attività con l’elicottero –, con I sogni non sono in discesa Simone Moro, avendo appena superato il crinale dei 50 anni, sente ora l’esigenza di ripercorrere il proprio cammino di alpinista per coglierne l’evoluzione e soprattutto il senso profondo.

I sogni non sono in discesa cover

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I sassi che rotolano in montagna

Il testo che segue è stato scritto da Simone Moro ne I sogni non sono in discesa

I sogni non sono in discesa è nato lentamente nella mia testa e la volontà di materializzarlo è diventata quasi una necessità. Viviamo in un mondo ormai dannatamente veloce e smemorato, e l’identità di ognuno di noi viene troppo spesso abbinata a una esclusiva mansione, abilità, oppure a una specifica vicenda o data. Difficile, quasi impossibile, oggi che si ricordino e si narrino le persone per quello che hanno rappresentato nel corso del tempo, per i cambiamenti che hanno saputo attuare, per le diverse e complementari progettualità che sono state in grado di portare avanti.

All’inizio pensavo che questo dipendesse dall’incapacità di conservare la memoria, ma poi ho capito che spesso è una razionale volontà, a volte addirittura una conveniente strategia. Per me dimenticare il passato, o una parte di esso, significa invece smarrire un bene prezioso, privarsi di uno strumento, la storia, che è fondamentale per evolvere e non ripartire da zero, per trarre spunti allo scopo di innovare anziché replicare.

Simone Moro conferenza stampa

Nel costruire il mio cammino di alpinista ed esploratore, io ho studiato maniacalmente chi mi ha preceduto per intuire ed elaborare dove volevo andare. Perciò, allo stesso modo, ora provo – per me stesso e per tutti – a riprendere il mio percorso meno noto anche perché non evapori con il tempo.

In queste pagine non troverete quindi il Simone Moro delle prime 4 salite invernali su 4 distinte cime di ottomila metri, né le storie che ho già raccontato negli altri miei altri libri. Ci sono però passi che reputo importanti. Troppo spesso vedo spacciate come “novità” ed exploit di oggi esperienze che in realtà sono già state fatte decenni prima e ogni tanto sorrido quando mi definiscono solo come alpinista del freddo, quasi a identificare quale mia unica nota caratteristica la resistenza alle basse temperature.

Quindi, vale forse ora la pena narrarvi il precedente Simone Moro arrampicatore sportivo, le salite in stile alpino che ho realizzato, le montagne vergini di sei e settemila metri che ho scalato, prima e durante la mia attività sugli ottomila, e la vita che ancor oggi porto avanti senza l’affanno di avere una foto e una storia che la documentino sui miei canali social.

Questo libro rappresenta per me sia una necessità che un “limite” personale: l’esigenza, forse vanesia, di mettere alcune cose in chiaro, nero su bianco. Chi compra i miei libri difficilmente è uno che non mi ama o che desidera attaccarmi, dunque so che quasi tutti voi che leggete volete sognare accompagnandomi in questo viaggio della memoria.

simone moro partenza

I sassi che rotolano sono una cosa normale in montagna come pure quelli che spesso ci ritroviamo nelle scarpe e che dobbiamo assolutamente togliere per continuare il percorso. Ebbene, in questo libro eviterò di soffermarmi sui dettagli delle singole scalate, ma mi concentrerò sulla loro essenza; tuttavia, non posso promettervi che, nel soffermarmi sui ricordi, io non mi ritrovi a togliermi qualcuno di questi sassi.

Ogni esperienza vissuta è stata per me come una crocetta su una tabella di marcia di un grande sogno vissuto in libertà.

Nel realizzarlo ho scoperto di aver scelto di dedicargli addirittura un’intera vita, credendo nella mia decisione e accettando che sarei diventato adulto (e spero poi vecchio) a braccetto con questa scelta.

Non smetteranno mai di rotolare a valle i sassi e qualcuno, fastidioso, continuerà a entrare nelle nostre scarpe. Ma, finché ciò accadrà mentre stiamo realizzando i nostri sogni e mettendo le famose crocette, significherà che saremo dannatamente vivi e in fondo sempre grati di aver avuto tutti quei momenti perché nessun grande sogno è mai stato in discesa…

Le migliori citazioni da I sogni non sono in discesa

simone moro pubblico

Le Dolomiti sono tra le montagne più belle del pianeta. La fortuna di averle vissute da bambino, mi ha permesso di accedere a un mondo magico che ha segnato la mia infanzia e la mia immaginazione fino a diventare stimolo per la mia grande passione.

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Sognavo quel mondo libero e svincolato da tutto che prevedeva di provare a muoversi su di una parete, legato solo in vita a una fune e con un compagno di cordata. Sognavo l’arrampicata.

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Fu sui quasi 7000 metri del monte Aconcagua che nacque “il Simone del freddo”, il ragazzo che, ispirato dai suoi miti italiani e polacchi, sarebbe diventato uomo attraverso la scelta di andare a scalare in alta quota, quando quasi tutti accendono la stufa e se ne restano ad aspettare la primavera.

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Aprire la mente e il cuore alla montagna e alla sua complessità, scegliendo di essere disponibili a imparare quello che ha da insegnare seguendo metodi e approcci diversi, di fatica ne richiede parecchia.

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Il mio sogno all’inizio a tanti era sembrato solo la follia di un ragazzo di città, un po’ fissato e che non sapeva vivere senza stare attaccato a una parete o in cerca di un sentiero in mezzo ai crepacci. Ma presto fu chiaro a tutti che facevo sul serio, e la mia intenzione era tutt’altro che uno scherzo.

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All’ennesimo piccolo salto per staccarmi dalla roccia durante la discesa, mi sentii improvvisamente nel vuoto, appeso al nulla.

Il chiodo nel quale passava la corda si era staccato.

Ero morto.

Sotto di me c’erano più di mille metri di parete e stavo precipitando nel vuoto appeso a una corda che non era più ancorata.

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Alla felicità non si può, non si deve rinunciare. Perché la felicità molte volte è la ricerca di un’esistenza intera! La felicità non è solo un sorriso, un’espressione del volto, ma qualcosa di molto più profondo.

E io l’ho trovata in montagna.

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Continuai a essere spinto dal desiderio di praticare un alpinismo “mio”, un alpinismo che si allontanasse dalle montagne di moda, piene di gente e dove avrei dovuto mettermi in fila per scalare.

A me è sempre e solo interessato un alpinismo esplorativo, che mi permettesse di tentare strade nuove, ispirate principalmente dalla voglia di scoperta, di ricerca e da una certa dose di fantasia.

Ogni viaggio è un’occasione per assaporare e riscoprire quell’attrazione esplosiva, che ho sentito dentro di me fin da ragazzo, verso un mondo selvaggio che lascia sempre senza parole.

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Non amo la parola “sacrificio” preferisco usare la parola “dedizione” per qualificare e quantificare le centinaia e migliaia di ore che ho voluto destinare ai miei sogni: amare follemente quello che facevo alla fine ha portato i sui frutti.

Per approfondire