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Andrea Camilleri: addio al più venduto, amato e popolare scrittore italiano

«Non sta bene dire il più grande? Allora diciamo il più venduto, amato e popolare.»

Così parlò il Venerdì di Repubblica di Andrea Camilleri.

Nato a Porto Empedocle nel 1925, dopo una lunga carriera come regista teatrale, televisivo e radiofonico, Andrea Camilleri esordisce nella narrativa nel 1978.

Nel 1994 crea la fortunata serie del commissario Montalbano, protagonista di molti romanzi e di una fiction tv di successo.

Poi a novant’anni è arrivato il buio.

E così come non era terrorizzato dalla pagina bianca, Andrea Camilleri ha combattuto anche l’oscurità della cecità iniziando a dettare.

La sua produzione letteraria ha trovato nell’oralità una nuova via per raccontare le sue storie.

Ma se forte era la sua disciplina prima, lo era ancor di più in questo ultimo periodo in cui l’autore ha potuto contare esclusivamente sulla sua memoria. Motivo per cui era necessario tenerla in esercizio: osservare nei dettagli i ricordi, rappresentarsi nella mente le scene.

Tra i suoi libri, tradotti in tutto il mondo e che hanno venduto oltre 30 milioni di copie, ricordiamo Esercizi di memoria, Donne e La targa.

Le più belle frasi dai libri di Andrea Camilleri

«Ogni tanto mettevo la mano in tasca e carezzavo la pietruzza colorata, il segno tangibile che una volta mi era stata concessa la grazia di intravedere la Bellezza.»

 

«Ogni mattina alle sette, lavato, sbarbato, vestito di tutto punto mi siedo al tavolo del mio studio e scrivo. Sono un uomo molto disciplinato, un perfetto impiegato della scrittura. Forse con qualche vizio, perché mentre scrivo fumo, molto, e bevo birra. E scrivo, io scrivo sempre.»

 

«L’ideale della mia scrittura è di farla diventare un gioco di leggerezza, un intrecciarsi aereo di suoni e parole. Vorrei che somigliasse agli esercizi di un’acrobata che vola da un trapezio all’altro facendo magari un triplo salto mortale, sempre con il sorriso sulle labbra, senza mostrare la fatica, l’impegno quotidiano, la presenza del rischio che hanno reso possibili quelle evoluzioni. Se la trapezista mostrasse la fatica per raggiungere quella grazia, lo spettatore certamente non godrebbe dello spettacolo.»

«Adesso che a novanta anni è arrivata l’età dei bilanci devo confessare di avere avuto una vita felice in tutti i sensi, nel matrimonio, nel lavoro: forse come aveva detto la contadina Carmela, quel bagno nella, diciamo così, melma mi aveva portato fortuna?»

 

«Perché io ho sempre amato l’arte, perché io quando non ne posso più del buio nel quale sono costretto, mi ristoro nel ricordarmi pennellata dopo pennellata l’immagine dei quadri che ho più amato e così nella mia mente tornano i colori.»

 

Riferito alla moglie Rosetta:

«Ho fatto 120 spettacoli di teatro, di fronte a critici che si chiamavano Silvio D’Amico, Renato Simoni… Il giudizio che temevo era il suo. La prova più terribile, leggerle ad alta voce un racconto: “Mmh”, mugugnava. M’infuriavo!»

«É una rivincita sulla cecità aver inserito dei disegni che non potrò mai vedere.»