Più felici e in salute con la biblioterapia

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Redazione BookToBook
04 Lug 2015

Il termine è auto esplicativo: “biblioterapia”, ovvero curarsi con i libri, servirsi della lettura come di uno strumento di crescita personale e culturale che permetta di superare con successo situazioni di disagio. È cosa risaputa che un buon libro può aiutare a sconfiggere l’ansia, e la biblioterapia non è certamente una novità, dato che il termine viene utilizzato per la prima volta un centinaio di anni fa, nel 1916.

Ma a supportare la teoria c’è l’esperienza vissuta da Ceridwen Dovey e raccontata sul sito del New Yorker. Un lungo articolo, in cui l’autrice racconta i benefici concreti della cura. Qui sotto trovi alcuni dei passaggi più importanti tradotti in italiano.

«Per tutti i lettori accaniti, che hanno sempre utilizzato la lettura come medicina, non sarà una sorpresa scoprire che un libro può giovare alla salute mentale e al modo di rapportarsi con le altre persone. Ma le motivazioni di fondo cominciano a essere chiare solo ora, grazie alle ultime ricerche sugli effetti della lettura sulla psiche. Dagli anni Novanta, infatti, si è scoperta l’esistenza dei neuroni specchio, che si attivano quando compiamo una azione o quando vediamo qualcun altro compierla. E da quel momento, i meccanismi dell’empatia sono diventati più chiari.»

Negli ultimi vent’anni sono stati portati avanti molti studi analoghi, che hanno portato alla scoperta della lettura dei romanzi come meccanismo per generare empatia: prima con i protagonisti delle storie e poi con le persone che ci circondano.

«Anche se non sei convinto che la lettura possa aiutarci a trattare meglio gli altri, concorderai che leggere aiuta a trattare meglio se stessi. Leggere ci porta in uno stato meditativo, quasi di trance, e garantisce gli stessi effetti benefici di un profondo relax. I lettori regolari dormono meglio, soffrono meno lo stress e sono meno depressi dei lettori sporadici.»

Che altro aggiungere? Leggi che ti passa!