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Giorno della memoria – La lettera di John Boyne

“Il giorno della memoria è un vaccino contro l’indifferenza” ha detto Liliana Segre, neo eletta senatrice a vita dal presidente della Repubblica per portare al Senato la voce di chi subì le leggi razziali.

Per conoscere il dramma dell’Olocausto dal punto di vista di grandi testimoni abbiamo pensato a un percorso di lettura che puoi trovare qui, ma non solo. Quella che leggerai di seguito è la lettera che John Boyne ha scritto per l’edizione speciale de Il bambino con il pigiama a righe, a dieci anni di distanza dalla prima pubblicazione, impreziosita dalle illustrazioni di Oliver Jeffers.


Giorno della memoria – Dieci anni dopo Il bambino con il pigiama a righe


Quando ho scritto Il bambino con il pigiama a righe tra il 2004 e il 2005, non mi sarei mai aspettato che avesse una vita così lunga e varia. È partito tutto dalla semplice immagine di due ragazzini seduti da parti opposte di una recinzione, che si parlavano, e subito mi sono interessato al viaggio che li aveva portati lì, ai loro discorsi e alla fine inevitabile cui mi sembrava che la loro storia dovesse arrivare.

Dieci anni dopo, quel romanzo non solo ha cambiato la mia vita, ma mi ha permesso di conoscere gente che non avrei mai pensato di incontrare. Durante i miei viaggi ho avuto la fortuna di parlare con diversi sopravvissuti dei tanti campi di concentramento costruiti in Europa all’inizio degli anni Quaranta del Novecento; li ho sentiti raccontare le loro storie, e ho ascoltato i discendenti dei deportati assassinati, che hanno avuto la generosità di condividere con me i loro ricordi e il loro dolore. È stato un privilegio essere presente in quei momenti e prendere parte a conversazioni così toccanti.

Sono due le cose che mi interessano maggiormente nella letteratura per i giovani e le ho riprese diverse volte in libri successivi: la maniera in cui la guerra compromette e distrugge l’esperienza dell’infanzia, che dovrebbe essere un periodo felice e spensierato, e che cosa significhi per un bambino essere trascinato in una situazione adulta molto prima del tempo.

I protagonisti dei miei romanzi sono, come Bruno, sempre ottimisti, intraprendenti e un po’ ingenui, e non vogliono che un adulto risolva loro i problemi, anche quando non sono capaci di risolverseli da soli. Crescono nella confusione e cercano di darle un senso. A volte ci riescono, altre volte è il caos che li inghiotte. Ma non ne escono mai sconfitti.

È stato un piacere lavorare con l’amico Oliver Jeffers a questa edizione del decennale. Oliver ed io abbiamo collaborato a un certo numero di libri, ma la sua copertina per Il bambino con il pigiama a righe mostra un artista all’apice delle sue capacità creative e immaginative, e, come sempre, è un privilegio lavorare con lui. Sarò sempre grato ai milioni di lettori che hanno fatto entrare Il bambino con il pigiama a righe nelle loro vite, a quelli che sono stati commossi dalla storia e, certo, anche a quelli che ne hanno criticato alcuni aspetti e hanno dato voce alla propria avversione.

Dopotutto la grande gioia della letteratura, rispetto alla politica o alla religione, è che abbraccia opinioni diverse, incoraggia il dibattito, ci consente di avere discussioni accalorate con i nostri più intimi amici e i nostri cari senza che nessuno venga ferito, deportato né ucciso.

Le migliori pubblicazioni degli editori italiani per il giorno della memoria sono disponibili qui.