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L’emancipazione femminile americana è passata attraverso uno show di cucina

Niente di quel che succederà nella vita di Elizabeth Zott sarà scontato. Anzi no, almeno una, di cosa scontata ma invasiva come un’erba infestante, incredibilmente e dannatamente ripetitiva negli anni, nei decenni, nei secoli c’è.

Elizabeth Zott saggerà, testerà, sperimenterà sulla propria pelle di giovane chimica ricercatrice promettente e poi di scienziata dalle manifeste doti al di sopra della media – maschile e femminile, s’intende – l’odiosa, insopportabile ieri come oggi, antiscientifica dominanza della discriminazione di genere, le nefaste ma purtroppo prevedibili e immaginabili conseguenze di vivere in una società profondamente, sconsolatamente, brutalmente maschilista.

Nei secoli perché, se è vero che Elizabeth Zott è un personaggio di carta, inventato dalla penna mirabolante di Bonnie Garmus, se è vero che Elizabeth Zott è la protagonista di un libro, Lezioni di chimica, che è stato il romanzo più conteso nell’affollatissimo mercato internazionale del 2020, a leggere le ingiustizie, gli ostacoli, le calunnie, gli sgambetti subiti dalla Zott nei laboratori di un istituto di ricerca universitario degli anni Cinquanta del secolo scorso per mano dei colleghi e dei superiori maschi e delle ahinoi femmine compiacenti il sistema (poi pentite e rinsavite), be’, sembra di stare pure in un qualche luogo di lavoro dei nostri giorni, Anno Domini 2022 (di cui si vedano, tra le altre, le statistiche sul divario retributivo tra donne e uomini).

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Bonnie Garmus ha lavorato come direttrice creativa e copywriter, specializzata in discipline quali la tecnologia, la medicina, l’educazione. Originaria di Seattle, ha vissuto prima in Svizzera e in Colombia per poi stabilirsi a Londra. Lezioni di chimica è il suo esordio narrativo, in corso di pubblicazione in 34 Paesi (in Italia è pubblicato da Rizzoli e tradotto da Anna Rusconi). Con Elizabeth Zott, spiega l’autrice, «ho voluto creare un personaggio che diventasse il portavoce di chiunque si sia mai sentito osteggiato, diffamato o sottovalutato».

«Bonnie Garmus ha avuto una portentosa intuizione narrativa: introdurre un anacronismo nel racconto della vita di Elizabeth Zott», rileva la scrittrice Chiara Valerio dalle pagine di “Robinson”. «Le istanze, le rivendicazioni di Elizabeth negli anni Cinquanta non sono infatti, esattamente, quelle di una donna, seppur chimico, degli anni Cinquanta, ma le nostre, di oggi, con le stesse argomentazioni, eccezioni e dichiarazioni». La protagonista di Lezioni di chimica, secondo Chiara Valerio, laurea e dottorato in Matematica, «è un personaggio formidabile. È bella, è intelligente ma soprattutto non accetta che il mondo in cui nasce, studia, vive e si innamora – l’America anni Cinquanta – non apprezzi il suo essere una scienziata».

Elizabeth è una donna che non vuole adattarsi all’ordine costituito perché lo ritiene sbagliato, e lo contesta con le armi del pensiero e del ragionamento, con la confutazione dei pregiudizi e dei luoghi comuni, con le argomentazioni del buon senso e della logica:

«Uomini e donne sono comunque esseri umani, e in quanto tali noi siamo il risultato di come veniamo cresciu­ti, siamo le vittime dei nostri tristi sistemi educativi e respon­sabili dei nostri comportamenti. Voglio dire che la riduzione delle donne a qualcosa di inferiore agli uomini e l’elevazione degli uomini a qualcosa di superiore alle donne non è biolo­gica, ma culturale. E che comincia con due parole: rosa e az­zurro. Da lì in poi, è già tutto fuori controllo.»

In breve e senza spoilerare troppo perché, appunto, quasi nulla negli accadimenti della vita di Elizabeth saranno scontati e dunque un gran piacere per le lettrici e per i lettori, la storia è appunto quella di una giovane chimica che lavoro all’Hastings Research Institute in California, dove il suo talento viene oscurato e sabotato a beneficio del prestigio e del potere dei colleghi e dei superiori maschi. L’unico uomo – a rappresentare la fetta buona dell’altra metà del cielo, che per fortuna esiste – a rispettarla e a stimarla è lo scienziato in odor di Nobel Calvin Evans, con il quale Elizabeth costruirà un amore puro, raro e autentico seppur breve e fugace come lo sono le giravolte del destino.

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Insomma, quella che ci racconta l’autrice è una storia buona per tutte le ultimi stagioni dell’evoluzione, mancata, dell’umanità in fatto di pari opportunità (spingendosi anche oltre, perché in realtà il romanzo offre spunti di riflessione sull’eterno dibattito tra scienza e religione, tra libertà di pensiero e conformismo sociale fino a toccare i grandi temi dell’influenza esercitata dai sistemi educativi e dai mass media sulla formazione delle giovani menti e sull’opinione pubblica).

E difatti Apple Tv sta girando la serie tv ispirata al romanzo, con Brie Larson nei panni della protagonista, attesissima.

«Cena alle sei si concentra sulle comunanze, sulla nostra chimica. Perciò, malgrado gli spettatori possano essere schiavi di stereotipi sociali appresi, tipo gli uomini so­no così e le donne sono cosà, il programma li incoraggia ad andare oltre queste semplificazioni culturali. A ragionare. Come gli scienziati.»

Elizabeth persevera, combatte, si ribella per difendere i propri diritti e di chiunque altro abbia meriti e capacità degni di riconoscimento finché anni dopo, diventata nel frattempo madre, non sarà accidentalmente notata da un produttore televisivo che scommetterà su di lei cucendole addosso una nuova trasmissione televisiva, Cena alle sei, nella fascia oraria pomeridiana tradizionalmente rivolta alle casalinghe.

«Chimica e vita sono inscindibili. Anzi, la chimica per definizione vita. Ma, come il vostro pasticcio, la vita richiede fondamenta solide, e in casa vostra le fondamenta siete voi. Stiamo parlando di una responsabilità enorme, il lavoro più sottovalutato che esista al mondo, eppure è quello che tiene insieme tutto.»

Appassionata di chimica così come di cucina, Elizabeth offrirà al grande pubblico non soltanto un nuovo modo di approcciarsi ai fornelli, applicando i principi della chimica all’arte culinaria, mostrando i legami indissolubili tra le formule chimiche che muovono la natura e gli ingredienti delle ricette da portare in tavola. Finirà per spronare l’universo femminile a emanciparsi dal ruolo secondario affidato da una società patriarcale fondata sull’idea che le donne valgano meno degli uomini e, ancor più forse, a rivendicare la libertà di essere se stesse e di realizzare i propri sogni, le proprie ambizioni, i propri talenti dentro e fuori le mura di casa.

«Cosa c’è di sbagliato nell’essere donna?», chiede Elizabeth. «Perché siamo così disposte ad accettare simili stereotipi cul­turali? E perché, perché mai li perpetuiamo?». Domanda cruciale che arriva dritta dritta a noi e a cui non possiamo che rispondere prendendo a prestito le parole di Elizabeth Zott:

«Ogni volta che avete paura, ricordate: il coraggio è alla base del cambiamento e il cambiamento è ciò a cui siamo chimicamente destinati. Perciò, quando domatti­na vi alzerete, prendete questo impegno con voi stesse: basta trattenervi.»