Piergiorgio Pulixi espone ai raggi x la psiche umana con “La settima luna”

Scritto da:
Redazione BookToBook
24 Giu 2022

Considerato “il più limpido talento narrativo della sua generazione” da Maurizio de Giovanni, Piergiorgio Pulixi, classe ’82, è uno dei noiristi italiani più acclamati e amati negli ultimi anni. Membro del collettivo di scrittura Mama Sabot, fondato da Massimo Carlotto, di cui è stato allievo, Pulixi – oltre a essere scrittore di genere – è insegnante di scrittura creativa e tecniche di narrazione e scrive per le pagine culturali de «La Nuova Sardegna». È stato, inoltre, relatore al Crime Writers Festival 2016 a Nuova Delhi in India e al Deal Noir Festival 2016 nel Kent, in Inghilterra.
Il suo ultimo romanzo, La settima luna, pubblicato da Rizzoli qualche settimana fa, ha già riscontrato il successo del pubblico e della critica, come dimostrano anche le classifiche di narrativa italiana dei più famosi inserti culturali.

La settima luna

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Dopo aver pubblicato una serie di romanzi con protagonista l’ispettore superiore Biagio Mazzeo per edizioni E/O, il noirista sardo dà vita a un nuovo personaggio protagonista che fa subito breccia nel cuore di lettori e lettrici per il suo essere affascinante, perspicace e protettivo, soprattutto nei confronti della sua squadra: il commissario Vito Strega, esperto di psicologia e filosofia, tormentato criminologo dall’intuito infallibile. Apparso per la prima volta nel 2015 ne Il canto degli innocenti (edizioni E/O), ritroviamo Strega ne L’isola delle anime (pubblicato da Rizzoli nel 2019) dove incontrerà le ispettrici Mara Rais ed Eva Croce (i tre faranno squadra e, ça va sans dire, si ritroveranno anche successivamente).

 

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Dopo aver pubblicato Lo stupore della notte, romanzo che sonda le paure di molti immaginando attacchi terroristici a Milano, con cui vince il Premio dei lettori del premio Giorgio Scerbanenco, Pulixi ambienta il romanzo successivo – L’isola delle anime – nella sua Sardegna e si aggiudica il Premio Scerbanenco, il Premio Provincia in giallo 2020, il premio Quercia del Myr (2020) e il premio Terra Nera (2021). Un colpo al cuore, pubblicato a gennaio 2021, vince il Premio Franco Fedeli e il Premio Ceresio in Giallo.

Cosa leggi mentre scrivi? La parola a Piergiorgio Pulixi

Dopo l’esordio nella narrativa per ragazzi con Il mistero dei bambini d’ombra, Pulixi torna in libreria con una nuova avventura che ha per protagonisti Vito Strega, Mara Rais ed Eva Croce che, dalla Sardegna, sono costretti a muoversi sulle sponde del Ticino per un omicidio alquanto particolare…

Il romanzo nel romanzo

Dopo aver collaborato per risolvere l’omicidio di Dolores Murgia in Sardegna ed essere riusciti nell’impresa titanica di affrontare a sangue freddo il sadico serial killer che si faceva chiamare “il Dentista”, non c’è dubbio: l’affiatato trio composto da Vito Strega, Mara Rais ed Eva Croce, ha dimostrato di saper giocare d’anticipo e di avere una particolare intesa. A loro si affianca anche la figura dell’ispettore superiore Bepi Pavan, veneto incallito che usa espressioni dialettali colorite e ha sempre in mente un’unica cosa: il cibo (e conseguenti diete fallimentari). I quattro andranno a comporre – sotto richiesta di Raffaele Belladonna, direttore dell’Unità di analisi del crimine violento – la SIS, una nuova unità investigativa sui crimini seriali. La settima luna si apre così, con la caduta delle accuse nei confronti di Strega, Rais e Croce, messi sotto indagine per verificare che il loro operato fosse stato impeccabile dal punto di vista procedurale dopo la morte del primo Dentista (apripista di molti emulatori che ispirandosi a lui avevano iniziato a farsi giustizia da soli) nel suo nascondiglio.

Dalla medesima tasca Strega tirò fuori tre tesserini che distribuì ai colleghi. Erano diversi rispetto a quelli che già possedevano: li identificavano come investigatori della SIS.
«Tutte le inchieste sul nostro operato sono state archiviate» spiegò Strega. «Siamo puliti.»
«Questo significa che…» balbettò Rais.
Strega annuì. «Sì. I vertici hanno dato il nullaosta. Ora siete a tutti gli effetti in forza alla Sezione speciale. Lunedì Belladonna annuncerà la cosa in pompa magna. Poi potremo iniziare a lavorare.
Complimenti, ragazzi. Ve lo siete meritato» disse allungando la mano destra per stringere le loro.
Pavan, Croce e Rais si scambiarono un’occhiata colma di incredulità e poi stracciarono quell’aura di formalità saltando addosso a Strega e abbracciandolo manco fosse Babbo Natale.

Per festeggiare la nuova unità investigativa, Strega invita i suoi collaboratori a passare un tranquillo e rilassante weekend in Sardegna, presso Su Gologone, uno degli hotel più belli e lussuosi di tutta l’isola. Quello che ancora la squadra non sa è che di fretta e furia dovrà preparare i bagagli e volare verso la Lombardia, nella zona del Ticino, dove è avvenuta la sparizione di Teresa Poletto, giovane ragazza benvoluta da tutti.

Gli inganni di due noiristi a confronto

Mentre Strega e i suoi si trovano su una terrazza incastonata nel Supramonte per festeggiare, l’ispettrice Clara Pontecorvo – di ritorno da un appuntamento andato male – si ritrova in questura la famiglia Poletto, angosciata per la scomparsa di Teresa, la figlia maggiore, di cui non si hanno notizie da più di ventiquattr’ore. I genitori sono preoccupati, ma la persona più spaventata è senza dubbio è Alice, la sorella di Teresa, che ha convinto il padre e la madre a denunciarne la scomparsa a Pavia, invece che accontentarsi della questura di Garlasco, paese natale della famiglia.
Pontecorvo, che mette tutti in soggezione per via della sua stazza, capisce subito che qualcosa non va, soprattutto perché i Poletto dicono che è impossibile che Teresa – denominata “l’angelo di Garlasco” per il suo essere perfetta sia fuori che dentro – si sia allontanata volontariamente.

«Un metro e novantotto senza scarpe» disse Clara, di punto in bianco, sapendo che era quella la domanda che si stavano ponendo.
«I vestiti li compro online su un sito americano. Guidare è un casino perché devo abbassare di continuo la testa per vedere i semafori. Nei camerini invece vedo anche troppo, e non sempre è un bene. Non gioco né a basket né a pallavolo. Sognavo di fare danza classica. Sogno irrealizzabile, ovviamente. Gli uomini hanno paura di me, non si sentono all’altezza, in tutti i sensi… Da ragazzina picchiavo i bulli e i professori mi utilizzavano per sedare le risse. I tacchi non so nemmeno che cosa siano. Minigonna, sì vabbe’, in un’altra vita… Non riesco mai a guardarmi il viso allo specchio, a meno che non sia a casa mia. Mangio come due donne messe assieme e nelle foto mi tagliano sempre le gambe.»

Qualche giorno dopo si scoprirà che i sospetti di Clara Pontecorvo e di Alice Poletto avevano un fondo di verità: il corpo di Teresa Poletto detta “Terry” viene ritrovato nelle paludi del Parco del Ticino. La giovane ha le mani legate dietro la schiena e indossa una maschera bovina, Pontecorvo stenta a credere ai suoi occhi. Basandosi sulle sue reminiscenze e facendo qualche ricerca in più, Clara Pontecorvo non ci mette molto a fare due più due. La macabra uccisione di Teresa è riconducibile all’omicidio di Dolores Murgia (caso de L’isola delle anime, n.d.r) che, a sua volta, era legato a una serie di omicidi di giovani donne accaduti parecchi anni prima, il giorno dei morti, in alcuni siti nuragici della Sardegna.

L’isola delle anime

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Studiando le foto del ritrovamento del cadavere nei pressi di un pozzo sacro nel santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri e raffrontandole con le istantanee scattate in quella lingua di terra sul Ticino, Clara si sentì accapponare la pelle. Dolores Murgia e Teresa Poletto erano state rinvenute nella medesima posizione, con la stessa maschera taurina a celare i loro volti, identica incisione sulla schiena – Pontecorvo scoprì che si chiamava pintadera, era un simbolo nuragico e rappresentava la ciclicità della vita dopo la morte – e un uguale mantello di velli di pecora a rivestirle.
Anche il bambolotto di frasche era presente sulla scena del crimine di Serri: Mara Rais aveva aggiunto una nota in cui spiegava che alcuni antropologi chiamavano la bamboletta sa pippia ’e Mannaghe, mentre altri sa mamma ’e sa funtana. Simboleggiava uno spirito che si credeva abitasse nei pozzi sacri. Secondo la religione animista nuragica era considerata una influente e temibile divinità cavernosa, una delle varie declinazioni della Grande Madre mediterranea.

Le analogie e le coincidenze fra i due casi sono inquietanti ed è per questo che Strega, Croce, Rais e Pavan vengono richiamati immediatamente nel pavese per una “consulenza esterna” su quell’assassinio. I quattro sanno già che dovranno agire con i piedi di piombo e, soprattutto, che non dovranno dare troppo nell’occhio per evitare di incappare nelle grinfie dei giornalisti, in primis fra tutti Luana Rubicondi (già incontrata in Un colpo al cuore, n.d.r).

Un colpo al cuore

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Tra false piste, interrogatori a ritmi sostenuti, video incriminanti e prove fuorvianti, i quattro poliziotti cominceranno a dubitare di tutti e dovranno fare molta attenzione per non cadere nel tranello di essere presi in giro. Vito Strega, che in questo romanzo si troverà a fare i conti con il proprio passato, sarà più vulnerabile e cauto del solito e anteporrà la squadra – oramai divenuta la sua famiglia – a tutto e a tutti.

«Era la sua maledizione. Vito Strega non poteva godersi un attimo di felicità senza che il buio riuscisse a scovarlo e a tormentarlo.»

Piergiorgio Pulixi, con La settima luna, si dimostra ancora una volta maestro abile nel creare un romanzo metanarrativo mozzafiato, e, con una lingua scorrevole, analitica e precisa, espone ai raggi x la psiche umana, incontrollabile, subdola e talvolta meschina, gettando il lettore in una rete fatta di suspense e mistero dalla quale – a fatica – ci si vorrà liberare.

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