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5 luoghi comuni da sfatare sui vegani

Se in libreria ti è caduto l’occhio su È facile diventare (un po’ più) vegani  significa che l’idea di diventare vegani ti è già passata per la testa, ma non sei ancora passato all’azione.

Forse per timore di fare del male alla tua salute, di litigare con la bilancia e in più di dover rinunciare ai piaceri della tavola.

E invece diventare (un po’ più) vegani non solo è facile, ma è la cosa migliore che tu possa fare: per te, per gli animali e per il pianeta.

Basta sapere come fare.

E soprattutto, basta avere una guida capace di sfatare i più assurdi luoghi comuni.

Per farci aiutare in questo difficile compito abbiamo chiesto aiuto alla Dottoressa Silvia Goggi, laureata in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano e specializzata con lode in Scienze dell’Alimentazione presso la medesima università.

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I vegani mangiano solo insalata

Le verdure sono un gruppo alimentare vegetale alla base di qualsiasi alimentazione che voglia dirsi sana, ma non sono di certo l’unico.

Se pensate all’aspetto che avrebbe vostra alimentazione senza derivati animali di alcun tipo e non ne resta che qualche foglia di insalata, questo significa che la vostra alimentazione non poggia sulle giuste basi.

Cereali (e tutti i loro derivati come pane e pasta), legumi, frutta secca e semi oleaginosi sono i gruppi alimentari dai quali dovrebbe in ogni caso derivare la maggior parte dell’energia giornaliera anche in un’alimentazione onnivora bilanciata. I cibi di origine animale sono sì presenti, ma il loro contributo calorico e di apporto di micro e macro nutrienti è marginale e minoritario rispetto a quello dei cibi di origine vegetale.

I vegani quindi non mangiano solo insalata, ma mangiano tutto quello che dovreste mangiare (per la maggior parte del vostro tempo) anche voi.

Per poter essere vegani bisogna imbottirsi di integratori

L’unica vitamina che va integrato in una dieta vegana rispetto ad una onnivora è la B12.

Questo nutriente essenziale viene prodotto però non dagli animali, bensì da batteri che si trovano ubiquitariamente nel terreno e nello stomaco di alcuni ruminanti. L’unico merito degli animali è quindi quello di concentrarla nei loro tessuti e nelle loro secrezioni, facendo sì che i cibi da loro derivati ne siano sì una fonte, insieme però a nutrienti meno vantaggiosi come colesterolo e grassi saturi.

Per le condizioni alle quali gli animali sono oggi allevati non è infrequente (per non dire che è una prassi) addizionare i loro mangimi con questa vitamina.

Non è più logico quindi, a questo punto, assumere direttamente la B12 prodotta sempre da batteri assemblata in una comoda e scioglievole pastiglietta sublinguale?

Anche perché in questo modo la sua assunzione in quantità sufficienti è certa e controllabile, cosa che non è comunque scontata anche per chi vegano non è.

Con tutta quella quinoa e tutto quell’avocado non è vero che l’alimentazione vegana è più sostenibile!

Nonostante nella nostra penisola si consumino cioccolato, caffè e banane da secoli senza che nessuno abbia mai avuto nulla da ridire, il dito viene puntato solo verso i vegani colpevoli, secondo un famoso articolo che gira online da un paio di anni, di consumare cibi altamente impattanti (quali quinoa e avocado) e di avere quindi una dieta tutt’altro che sostenibile.

Se siete in vita vostra siete andati almeno una volta a mangiare del sushi (con pesce) o se vi è mai capitato di pranzare in un ristorante ad impronta salutista in una qualche metropoli, sapete benissimo che questi ingredienti non sono affatto una prerogativa di ricette vegane.

Facendo due conti, è poi improbabile che sia lo sparuto (per adesso) numero di vegani esistente al mondo a influenzare in modo così pesante la domanda di questi due alimenti, i quali peraltro sono da alcuni anni prodotti in modo etico e sostenibile anche in Italia.

I vegani sono insopportabili

Su questo punto potreste anche trovarmi in parte d’accordo, perché in effetti il modello di vegano che viene sempre proposto in TV (e che quindi arriva al grande pubblico) è quello di un vegano urlatore, maleducato, irrispettoso e disposto ad usare la violenza pur di convincere il suo interlocutore della validità della sua scelta di vita.

Non posso biasimarvi se i vegani vi sono stati antipatici fino ad oggi, ma credetemi che questi individui dal comportamento controproducente costituiscono un’esigua minoranza della totalità dei vegani.

Chi abbraccia questo stile di vita lo fa mosso dal rispetto per gli animali, per il pianeta o per la propria salute e difficilmente mancherebbe quindi di rispettare il suo prossimo che mangia in modo diverso. I vegani poi, prima ancora che persone che scelgono di non mangiare determinati alimenti, sono prima di tutto persone con i loro interessi, e la loro alimentazione non è che un aspetto della loro personalità, non l’unico.

Se riuscite a essere amici di chi tifa per una squadra differente dalla vostra o vota per un partito che non sopportate, non c’è nessun motivo per cui non possiate esserlo anche di uno dei numerosissimi vegani rispettosi.

Mangiare vegano è costoso!

Passare ad una dieta vegana sostituendo i derivati animali che si consumavano prima (carne e formaggi) con i prodotti posticci collocati nella sezione “veg” del banco frigo del supermecato non solo è tremendamente costoso, ma sarebbe anche nutrizionalmente scorretto.

 

Partiamo dalla base: cereali e derivati, verdure e frutta dovreste comprarle comunque, anche se non foste vegani.

Cosa pesa maggiormente sul conto finale?

La fonte proteica scelta. E una meno costosa dei legumi non ne esiste!