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Dio salvi House of Cards: le origini british della serie politica più amata degli ultimi anni

Riuscite a immaginare Frank Underwood senza le sue costolette di maiale e l’aria da texano che si è fatto da solo? A pensarlo in una città diversa da Washington, in uno scenario che non sia quello del Congresso americano?

La verità è che dovreste. House of Cards infatti nasce in Inghilterra, nel 1989, dalla penna di Michael Dobbs, ex capo dello staff di Margaret Thatcher. Frank Underwood in origine è Francis Urquhart, aristocratico vecchio stile, a suo agio negli intrighi di Westminster quanto il suo corrispettivo americano lo sarà alla Casa Bianca, abituato a duellare con Sua Maestà il re e non con il presidente degli Stati Uniti.

 

Il successo del primo romanzo di Dobbs, intitolato appunto House of Cards, è tale che l’anno successivo la BBC produce una miniserie omonima, in quattro puntate, che fa incetta di premi (14) ai Bafta, la versione britannica degli Emmy.

Dobbs conclude la sua trilogia con To Play the King (1992) e The Final Cut (1994). Una delle grandi qualità di House of Cards è la verosimiglianza con certe dinamiche del mondo politico. Parere condiviso anche da Anthony Howard, critico del «Times»: «Dobbs è nel solco di una tradizione rispettabile. Shakespeare, Walter Scott e anche Tolstoj hanno usato eventi storici come intelaiatura delle loro opere. E, a differenza di alcune di queste opere illustri, il romanzo di Dobbs è incredibilmente accurato dal punto di vista storico».