Questo libro non s’ha da fare: Moby Dick, di Herman Melville

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Redazione BookToBook
11 Lug 2015

A volte lapidarie, altre impietose: sono le lettere di rifiuto ai manoscritti dei capolavori della letteratura mondiale, che non sempre sono stati accolti bene dagli editori. Leggerle con il senno di poi e immaginarsi le reazioni di chi li ha avuti tra le mani lasciandoseli sfuggire può essere un esercizio divertente!

«Primo, per sapere: deve essere proprio una balena? Capisco che sia un ottimo espediente narrativo, per certi versi addirittura esoterico, ma vorremmo che l’antagonista avesse un aspetto potenzialmente più popolare tra i giovani lettori. Per esempio, il Capitano non potrebbe essere in lotta con la propria depravazione verso giovani e magari voluttuose signorine?»

Più sesso e storie d’amore, ecco cosa un editore negligente voleva in Moby Dick, di Herman Melville. La balena, per quanto esoterica, nulla poteva contro l’attrattiva atavica di un sorriso malizioso e di un corpo giovane e lascivo. Con questa sfrontatezza – diremmo oggi ma allora ci si rivolgeva a uno scrittore “inesperto” – Peter J. Bentley, redattore presso la casa editrice britannica Bentley & Son, gli offrì un contratto nel 1851. Poco più che un anno dopo, uscì il libro, come oggi lo conosciamo e amiamo, cioè senza traccia di «voluttuose signorine».

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