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Le donne leggono libri: storia di una conquista

Martin Latham nel suo I racconti del libraio dedica un capitolo a chi nella Storia è riuscito a leggere nonostante le avversità.

Avversità economiche, perché esclusivo non era solo l’accesso ai libri, anche la luce per vedere le pagine costava cara. Avversità di genere.

Gli uomini erano letteralmente terrorizzati dalla possibilità che le donne potessero trarre dai libri una gratificazione sessuale, oppure un’emancipazione politica o spirituale. Tuttavia la minaccia più grande era probabilmente l’istruzione che potevano conquistare.

Più letture uguale meno devozione nei confronti dei mariti come depositari di saggezza. Più libri uguale meno lavori domestici.

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I libri venivano nascosti alla vista delle donne, tenuti sotto chiave o sistemati con il dorso rivolto all’interno delle librerie domestiche, perché non fossero visibili autore e titolo, pronti a tentarle.

La lettura come atto sconveniente, perché privato, non controllabile, in epoche in cui anche lavarsi da sole, senza la presenza della servitù preposta, poteva essere mal visto.

Le donne, anche in Italia, hanno dovuto lottare per avere accesso ai libri e diventare quello che sono oggi: i migliori lettori. Sono donne il 57% dei 22,898 milioni di lettori di libri (dati Aie, 2019).

Le lettrici di ogni classe sociale si sono trovate ad affrontare ostacoli eccezionali e li hanno aggirati in modi altrettanto eccezionali, ricorrendo all’arguzia e ai sotterfugi.

Molte donne hanno scelto il convento come “rifugio segreto per le lettrici inappagate”. Molte altre hanno rubato i libri.

La laureanda mascherata

Intorno al 1480, a Cracovia, una donna si camuffò da uomo per frequentare l’università. Riuscì a mantenere la finzione per tutto il corso di studi, ottenendo votazioni eccellenti, ma appena prima della laurea fu smascherata da un soldato e condotta a processo. Quando il giudice le chiese il motivo del suo inganno, la sua risposta lo commosse al punto da indurlo ad assolverla: «Amore studii», per amore dello studio.

Le ladre di libri

All’Old Bailey, i verbali dei furti di libri riguardano quasi esclusivamente casi di domestiche che li rubavano ai loro padroni. A Londra, nel 1761, Mary Gaywood andò nell’alloggio della sua cameriera e vi trovò i libri che lei le aveva sottratto nell’arco di vent’anni e – cosa che la fece davvero infuriare – «il mio vasetto di crema».

Alcune domestiche facevano sparire i libri che trovavano mentre spolveravano la libreria, deducendone forse la natura sacrificabile dallo stato di abbandono in cui erano lasciati.

Cameriere, grandi lettrici

A metà del XIX secolo gli aristocratici più illuminati riservavano speciali librerie per la servitù.

Edith Wharton descrisse una casa in cui, nonostante ci fosse una magnifica biblioteca,  nessuno leggeva tranne una domestica che finì per dare  fuoco al suo letto con una candela accesa di nascosto.

«L’ora dell’acconciatura» era considerata una noia mortale per le ricche signore senza qualcuno che leggesse
loro ad alta voce, e di queste sessioni di lettura beneficiava anche il personale di casa. Nel 1749, ascoltando leggere Clarissa, una cameriera «versò una tal pioggia di lacrime sopra la testa della sua signora» che dovette lasciare la camera e ricomporsi. La padrona le regalò una moneta da una corona come premio per la sua partecipazione emotiva.

Nel 1752 un gentiluomo entrò in una residenza  londinese e scoprì con disapprovazione «la padrona di
casa che perdeva ore su un romanzo in salotto, mentre le  sue domestiche, emulandola, erano occupate in un’attività analoga in cucina».

Hai mai pensato di creare un commonplace book o un chapbook?

La prima donna a mantenersi con i libri

Christine de Pizan, nata Cristina da Pizzano, fu la prima donna al mondo a guadagnarsi da vivere grazie ai
suoi scritti. Rimase  orfana e vedova nel 1391, con accesso alle migliaia di volumi della biblioteca reale, da cui sarebbe nata la Bibliothèque Nationale. Decise allora di sfruttare la sua ampia cultura letteraria, mantenendosi componendo ballate amorose e opere di storia destinate all’aristocrazia. Opere confezionate da amanuensi di cui alzò ingegnosamente i prezzi offrendone copie personalizzate con prefazioni ad hoc per l’acquirente.

Melania, Hilda, Fatima

I casi di donne che possiedono libri fanno storia fin dai tempi antichi. Si racconta che l’erudita romana Melania leggesse i libri «come se stesse mangiando un dolce», finché non decise di rinunciare a tutti i suoi beni
per vivere da eremita. Se la badessa Hilda di Whitby (614-680 circa) fu una grande bibliofila, una sua omologa araba, Fatima al-Fihriyya (800-880 circa), fondò a Fez la più antica biblioteca al mondo ancora esistente.

Maometto stesso insegnava sia alle donne sia agli uomini e si entusiasmava per «quanto splendide fossero le donne […] alle quali il pudore non impediva loro di istruirsi», anche se poi era loro preclusa gran parte dell’istruzione formale.

Donne e ragazze hanno dovuto affrontare sfide specifiche per poter leggere: imposizione di modelli di
femminilità, censura, mariti, clero, lavori domestici e altro ancora.

Martin Latham ci racconta la sua storia d’amore con i libri