Addio a Gigi Proietti, il grande mattatore della scena italiana

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Redazione BookToBook
02 Nov 2020

Ricordare Gigi Proietti non è certo impresa da poco.

Come scriveva il grande mattatore della scena italiana

Ricordare è un mestiere rischioso, perché ha bisogno di stimoli forti.

Una lunghissima carriera fatta di successi in teatro, al cinema, in tv e in libreria con quella che a tutti gli effetti è la sua autobiografia, Tutto sommato (qualcosa mi ricordo) e Decamerino. Anche se proprio sull’autobiografia ironizzava:

Un’autobiografia?

Io? Tutt’al più quattro chiacchiere sul passato, sperando che a qualcuno interessi. Riordinare l’album dei ricordi è un lavoraccio infame. Ci si dimentica sempre di qualcuno, si tende a idealizzare ogni momento della propria gioventù e si finisce per raccontare una sfilza di aneddoti nei quali ci assegniamo la parte del protagonista che salva la situazione. Alla fine, più che un libro, viene fuori una lista di belle figure. No, un’autobiografia proprio no. Senza contare che tornare sui luoghi della propria infanzia può essere doloroso. E io l’ho sperimentato anni fa.

Chi era Gigi Proietti, il grande affabulatore

Come tanti ragazzi cresciuti nella periferia romana all’ombra del boom economico, Gigi Proietti pensava alla musica, viveva nel mito del sogno americano e l’unico palco che conosceva era quello dei night club, dove suonava e cantava insieme agli amici.

Si era iscritto per gioco al Centro universitario teatrale, anche se per il padre doveva continuare gli studi in giurisprudenza “Prendi un pezzo di carta, se piove o tira vento è una sicurezza”, ma non poteva immaginare che quel “gioco” gli avrebbe cambiato la vita.

Anche perché quando gli insegnanti gli sottoposero una lista di autori da portare in scena, da Ibsen a Brecht, il giovane Gigi Proietti per poco non svenne: non ne aveva mai sentito nominare nessuno.

Ma da allora Proietti ha attraversato la storia culturale del nostro Paese passando dalle sperimentazioni teatrali al doppiaggio, dalle esperienze negli sceneggiati televisivi al musical, al cinema.

Dalla musica live alle macchiette di Petrolini, da Shakespeare alla declamazioni dei testi delle “canzoni di oggi” di Achille Lauro e Thegiornalisti: oltre cinquant’anni di carriera artistica e di incontri fondamentali come quelli con Carmelo Bene e Alessandro Gassman, vissuti perennemente in scena con l’energia contagiosa della sua inimitabile ironia.

Raccontare la propria vita non è cosa da tutti. Certo, chiunque può ricordare gli episodi, cercare di storicizzare, fare riflessioni su come passa il tempo e come cambiano le cose. Ma l’odore della povertà misto a quello del sugo della domenica, i richiami delle mamme ai figli discoli che non tornano per cena, l’allegria irrecuperabile del mercato, le chiacchiere sui marciapiedi… E poi i «faccio un goccio d’acqua» sui muri ancora freschi di calce, la partita a tressette, la vita in strada, le donne ai davanzali, i discorsi dei disoccupati… Tutto questo, come puoi farlo rivivere in chi legge se non c’era? Forse non è stato neppure come lo ricordi tu, perché nel ricordo hai enfatizzato qualcosa, e qualcos’altro hai rimosso.

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