Thriller da leggere: Il metodo 15/33, l’esordio di Shannon Kirk

Scritto da:
Redazione BookToBook
09 Mar 2017

Tra i thriller da leggere di questo inizio 2017 c’è sicuramente l’esordio di Shannon Kirk con Il metodo 15/33.

Vincitore di diversi premi letterari – Gold Medal IBPA Benjamin Franklin; National Indie Excellence Award; School Library Journal Best Adult Books – Il metodo 15/33 ci fa sussultare, trasalire, trattenere il respiro. E incollati alla pagina, seguiamo le mosse di chi, da vittima, si trasforma in carnefice.

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Il metodo 15/33 – Le prime pagine del thriller da leggere


 Me ne stavo sdraiata il quarto giorno a macchinare la sua morte. A raccogliere possibili risorse in un elenco mentale. Pianificare mi dava sollievo… Un’asse del pavimento staccata, una coperta rossa fatta a maglia, una finestra alta, travi a vista, una serratura, le mie condizioni…

Ricordo i pensieri di allora come se li rivivessi ora, come se fossero i miei pensieri di adesso. Eccolo di nuovo fuori dalla porta, penso, anche se sono passati diciassette anni. Forse quei giorni saranno per sempre il mio presente, perché sono sopravvissuta davvero durante ogni frammento di ora e di secondo in cui programmavo la mia accurata strategia. Durante il tempo indelebile dello strazio, ero completamente sola. E devo ammetterlo, non senza orgoglio: il risultato che ottenni, la mia innegabile vittoria, fu un autentico capolavoro.

Il Giorno 4 ero già a buon punto con l’elenco delle mie risorse e un abbozzo di vendetta, il tutto senza avere nemmeno una matita, ma soltanto un bloc-notes mentale sul quale imbastire delle possibili soluzioni. Era un rompicapo, lo sapevo, ma uno che ero decisa a risolvere… Un’asse del pavimento staccata, una coperta rossa fatta a maglia, una finestra alta, travi a vista, una serratura, le mie condizioni… Come faccio a metterli insieme?

Ricomposi quell’enigma più e più volte, cercando altre risorse. Ah, sì, il secchio. E sì, sì, sì, la base del letto, è nuova, non gli ha tolto la plastica. Okay, da capo, riprendi tutto da capo, fatti venire un’idea. Travi a vista, un secchio, il letto, la plastica, una finestra alta, un’asse del pavimento staccata, una coperta rossa fatta a maglia, il…

Le numerai per inquadrarle meglio. Un’asse del pavimento staccata (Risorsa n. 4), una coperta rossa fatta a maglia (Risorsa n. 5), plastica… All’inizio del Giorno 4 la raccolta pareva finita così. Avevo bisogno di altro, pensai.

Lo scricchiolio del pavimento di pino fuori dalla mia cella, una camera da letto, mi interruppe intorno a mezzogiorno. È di sicuro lì fuori. Il pranzo. Il catenaccio si mosse da sinistra a destra, la serratura girò, e lui piombò dentro senza avere nemmeno la decenza di fermarsi sulla soglia. Come faceva a ogni pasto, mi lasciò sul letto il vassoio con il cibo che ormai conoscevo, una tazza bianca con del latte e un bicchiere di acqua taglia bambino. Niente posate. La fetta di quiche con la pancetta urtò sul piatto il pane fatto in casa; il piatto era un disco di porcellana dal motivo rosa toile de jouy c’erano sopra una donna con una brocca e un uomo dal cappello piumato che teneva un cane. Provavo un odio talmente innaturale per quel piatto che al ricordo rabbrividisco. Dietro c’era scritto «Wedgwood» e «Salvator». Questo sarà il quinto pasto verso la salvezza. Odio questo piatto. Farò fuori anche lui. Il piatto, la tazza e il bicchiere sembravano gli stessi che avevo usato a colazione, pranzo e cena del Giorno 3 di reclusione. I primi due giorni li avevo trascorsi in un furgone.