3 ragioni per leggere Avrò cura di te, di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale

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Redazione BookToBook
23 Mag 2015

In libreria dal 17 novembre scorso, Avrò cura di te di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale è stato nella Top 10 dei libri più venduti per tre mesi consecutivi e resiste indefessamente fra i primi dieci titoli della classifica di narrativa italiana. Ecco perché non abbiamo potuto fare a meno di domandarci le ragioni di un successo che è ormai diventato quel che si dice “un caso editoriale”. Ragioni sintetizzabili in tre bisogni imprescindibili – oseremmo dire “primari” – che, in qualche modo, alla fin fine ci riguardano tutti.

1. Il bisogno di dare voce ai sentimenti. In un mondo che corre sempre troppo veloce, dove lo spazio e il tempo da dedicare alle relazioni sono sempre di meno e diventa sempre più difficile dire a un’altra persona – quando non persino a se stessi – ciò che si prova, un romanzo che parla di tutto questo con tale immediatezza e spontaneità è una vera boccata di ossigeno.

2. Il bisogno di essere ascoltati. Forza, confessate: a chi di noi non piacerebbe avere qualcuno sempre a disposizione, pronto non tanto (o non solo) a dispensare provvidi consigli, ma soprattutto ad ascoltarci? Ascoltare cosa? Facile: i nostri sfoghi, i nostri sproloqui, le nostre paure, le nostre incertezze, e soprattutto le domande che restano immancabilmente senza risposta. L’angelo custode di Giò, coprotagonista del libro, incarna alla perfezione questo desiderio.

3. Il bisogno di dare un senso a ciò che viviamo. Quante delle nostre domande relative alla sfera dei sentimenti restano, per pudore o vergogna, inconfessate? Quante senza risposta? Al di là del ruolo sociale che ricopriamo, in fondo in fondo siamo un po’ tutti anime inquiete, alla ricerca di un significato più profondo per le gioie o i dolori che viviamo ogni giorno. Con ironia, semplicità e leggerezza, questo è senza dubbio un libro capace di fornire risposte a molti dei nostri quesiti.

«Il dono più grande che potresti fare agli altri è comprendere chi sono, anziché volerli cambiare, assediando le loro sicurezze per trasformarli a tua immagine e somiglianza.»