I racconti del sesso e della menzogna: un saggio infuocato

Scritto da:
Redazione BookToBook
05 Apr 2018

Benvenuti nella «società della menzogna».

Una società che santifica la verginità pur essendo la quinta al mondo per consumo di pornografia online.

Tredici racconti sul sesso e sulla sessualità in Marocco: tredici testimonianze spontanee raccolte dalla scrittrice Leïla Slimani.

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I racconti del sesso e della menzogna. La parola a Leïla Slimani


Il mio obiettivo non è quello di scrivere uno studio sociologico o un saggio sul sesso in Marocco.

Ci sono eminenti sociologi ed eccellenti giornalisti che si dedicano a questo compito estremamente difficile. Quello che volevo era restituire quelle parole nella loro crudezza. Parole intense e vibranti, storie che mi hanno sconvolto, commosso, che mi hanno infastidito e a volte indignato.

Ho voluto raccontare questi spaccati di vita, a tratti dolorosi, a una società in cui troppo spesso uomini e donne preferiscono distogliere lo sguardo.

Narrandomi la propria vita, accettando di infrangere dei tabù, tutte quelle donne mi hanno dimostrato una cosa: che la loro esistenza è importante. Che contano e devono contare.

Attraverso le loro confidenze hanno voluto uscire dal loro isolamento, almeno per qualche ora, e invitare le altre donne a prendere coscienza del fatto che non sono sole. In questo senso la loro è una parola politica, impegnata,emancipatrice. Durante quegli incontri, ripensavo spesso a una frase di Fatima Mernissi (La terrazza proibita. Vita nell’harem) sul personaggio di Shahrazad – una figura magnifica ma a volte molto ingombrante per le donne musulmane:

«Avrebbe curato l’anima travagliata del sovrano, semplicemente parlandogli di cose accadute a qualcun altro […]; lo avrebbe aiutato a vedere la sua prigione, il suo odio ossessivo per le donne».

Per questa sociologa marocchina, se Shahrazad è un personaggio così straordinario non è perché incarna la donna orientale seduttrice e sensuale, ma al contrario perché si impadronisce del racconto, perché non è più soltanto oggetto ma soggetto della storia.

Le donne devono trovare il modo di incidere su una cultura che è ostaggio dei religiosi e del patriarcato.

Facendo sentire la propria voce, raccontandosi, usano una delle armi più potenti che esistano contro l’odio e l’ipocrisia imperante.

La parola.

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